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Catturati i «cassieri» del clan Di Lauro
Il Comune aiuta l’anziana punita dai pusher

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NAPOLI. Catturati i «cassieri» del clan Di Lauro. Nel corso di un blitz notturno della polizia tra Scampia e Secondigliano coordinata personalmente dal questore Franco Malvano sono stati arrestati i fratelli Paolo e Salvatore Vitagliano, di 44 e 46 anni, e una terza persona accusata di favoreggiamento, Vincenzo Aurilio, 43 anni, che li ospitava. I fratelli Vitagliano sono considerati elementi di primaria importanza dell’organizzazione criminale in quanto svolgerebbero attività di riciclaggio tramite la ditta di capi d’abbigliamento in pelle della quale sono titolari. Erano ricercati per associazione mafiosa e riciclaggio dal 14 luglio, nell’ambito della megaoperazione (72 ordinanze emesse dalla Procura) mirante a colpire il «direttorio» economico di alcune famiglie dell’Alleanza che avevano creato una sorta di monopolio internazionale del mercato dei marchi contraffatti. Il blitz avvenne a conclusione di due anni di indagini della Questura coordinate dai magistrati della Dda e della Dia partite da reati come droga, estorsioni, usura: furono sequestrati beni per circa 300 milioni di euro. I fratelli Vitagliano si nascondevano in un villino in una zona isolata di Scampia. L’operazione della polizia, presente anche il capo della squadra mobile Pisani, è proseguita per tutta la notte. Quanto all’assassinio di Antonio Esposito – il salumiere incensurato trucidato l’altro ieri nel suo negozio di via Monterosa – la polizia ha accertato che l’uomo ha pagato con la vita un rapporto controverso col pregiudicato Raffaele Abbinante, considerato uno dei capi degli «scissionisti» che si ribellano alla supremazia del narcotrafficante Paolo Di Lauro (Ciruzzo ’o milionario) di Secondigliano, latitante dall’ottobre 2002: era stato costretto a cambiare al clan alcuni assegni post-datati. Continua con la massima sinergia la pressione delle forze dell’ordine nella zona nord. All’alba di ieri è scattata un’operazione di controllo dei carabinieri nel campo nomadi sulla circumvallazione esterna, tra Secondigliano e il comune di Melito. Nel campo «attrezzato», 92 unità abitative, c’erano un migliaio di persone: due sono state arrestate perchè in possesso di una ventina di documenti falsi; una denunciata per ricettazione in quanto trovata in possesso di telefonini rubati; un’altra quarantina sono state condotte in Questura per approfondire la loro posizione. Protesta l’Opera Nomadi: ricordando come la comunità sia già stata vittima il 16 giugno di una spedizione punitiva (uccisi due slavi), l’associazione paventa «un accostamento con la guerra camorristica che sta insanguinando Scampìa». Tra gli arresti di ieri, anche quello del pregiudicato Luigi Di Nardo, sorvegliato speciale con obbligo di residenza a Bologna, preso in via Labriola dalla polizia. Novità anche sul gravissimo episodio di violenza ai danni della pensionata di 74 anni aggredita in casa a Secondigliano da tre uomini che, dopo averla malmenata, le hanno incendiato l’appartamentino, distruggendolo. «Punita», secondo i carabinieri, perchè abitante in uno dei caseggiati di via Giardino dei Ciliegi dai quali sono partire molte denunce contro i pusher «arretrati» negli ultimi giorni dalle strade in un giardinetto «riparato» fra i palazzi del rione. Avendo visto alcuni uomini che cambiavano la serratura del cancello, l’anziana aveva protestato chiedendo d’avere anche lei una chiave. Ora è rimasta senza casa, non ha soldi per ristrutturarla. E mentre dal Comune si fa sapere che si provvederà alla ristrutturazione dell’alloggio e dalla Regione si fa sapere che il caso sarà valutato anche ai fini della nuova legge che stanzia fondi per le vittime della criminalità, il mondo del volontariato già s’è mobilitato, in testa Ciro Froncillo dell’Avog (guanelliani): «Faremo di tutto per aiutare l’anziana».

LUISA RUSSO

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Preso uno scissionista, aveva 5 cellulari


di GIUSEPPE DAMIANO

Massa Lubrense. Blitz in costiera: in carcere finisce Gaetano Marino, 40 anni, ex affiliato del clan Di Lauro e ora esponente di spicco degli scissionisti di Secondigliano. Dopo l’arresto del fratello Gennaro, fermato dalla polizia a Scampia nel corso di un summit di camorra, è stato scoperto un altro esponente fondamentale nella sanguinosa faida interna alla banda del boss Paolo Di Lauro. Gaetano Marino è infatti pluripregiudicato, e accusato di associazione per delinquere di stampo camorristico e spaccio di sostanze stupefacenti. Il blitz che ha portato al suo arresto è stato condotto da una quindicina di carabinieri (coordinati dal capitano della compagnia di Sorrento Gabriele Barecchia, dal colonnello del reparto territoriale di Castello di Cisterna, Aldo Saltalamacchia, e dal capitano del nucleo investigativo Fabio Cagnazzo) e rientra nella più ampia operazione anticamorra per frenare la lunga scia di sangue. Gaetano Marino e un giovane Italo Russo, 29 anni, originario della zona di Mercato Pendino, ritenuto dagli investigatori uomo di fiducia dello scissionista, sono stati arrestati nella hall di un albergo del centro balneare di Marina del Cantone a Nerano, piccola frazione di Massa Lubrense. Marino e il suo guardaspalle si erano rifugiati da qualche giorno in una pensione costiera per sfuggire, presumibilmente, alle vendette da parte dei sicari dei Di Lauro; tuttavia sono in molti a pensare che dalla base di Massa Lubrense partissero le direttive per definire la strategia da tenere contro il clan rivale. In seguito a una perquisizione dei carabinieri, Gaetano Marino è stato trovato in possesso di cinque cellulari, circa mezzo chilo di cocaina e di trentamila euro in contanti, suddivisi in sessanta banconote da cinquecento euro. Quando ha visto i carabinieri, ha detto: «Sto qui in vacanza». Dopo l’arresto, i due sono stati condotti prima nella vicina caserma di Sorrento e poi, all’alba, hanno raggiunto il carcere di Poggioreale. Resta da definire ancora la posizione di Italo Russo che accompagnava lo scissionista nei suoi spostamenti. Il giovane è infatti incensurato e pare coadiuvasse il suo capo nelle attività quotidiane: Marino infatti già da tempo deve vedersela con una grave menomazione alle mani, provocata dallo scoppio ravvicinato di una bomba. La menomazione, a quanto pare, non gli consente una adeguata difesa personale e, forse, proprio per questo il boss in questo momento di emergenza camorra ha preferito nascondersi a Massa Lubrense. Intanto, sui dettagli dell’operazione dei carabinieri, c’è stretto riserbo: sono ancora in corso accertamenti da parte dei militari dalla compagnia di Sorrento per cui non sono esclusi ulteriori sviluppi nei prossimi giorni. Già da diversi giorni, comunque, i militari erano sulle tracce di Marino e seguivano i suoi spostamenti.


IL MATTINO 27 NOVEMBRE 2004

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