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Studenti che evocano demoni: la «Sfida di Charlie Charlie» e la matita che si muove

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E’ diventato virale, ma anche preoccupante il gioco della matita che si muove o meglio la “Charlie Charlie Challenge”. Segnalazioni di ragazzi turbati, che hanno incubi e hanno cambiato umore giungono ormai da più parti, anche a nord del capoluogo partenopeo, dove da settimane il gioco-sfida si è diffuso tra ragazzi. Alla base dei timori di molti genitori c’è una presunta evocazione di un demone, lo spirito maligno di una persona morta tragicamente, che ogni volta viene interpellato per dirimere una questione, decidendo per il sì o per il no. Il gioco infatti, dice che la matita è controllata da “un’entità paranormale” messicano, con gli occhi rossi e neri o da un bambino che si sarebbe suicidato. In realtà – spiegano gli esperti – dipende tutto dalla gravità, e da come è posizionata la matita in bilico sull’altra. Magari il tavolo pende più da una parte, basta anche un respiro un po’ pesante o una lieve corrente d’aria ed ecco che la matita si muove verso il sì o il no.

La vicenda scuote le famiglie, poichè molti ragazzi, tra i più suscettibili, tornano a casa visibilmente turbati: «ho incubi frequenti – spiega uno studente – e non riesco a pensare ad altro». Anche la Chiesa pare stia prendendo posizione in merito, esortando i giovani ad abbandonare questo gioco, dato che evocherebbe il maligno aprendo la strada a Satana, che troverebbe terreno fertile proprio da riti di magia nera come questo, anche se attuati solo per gioco. Molti sacerdoti infatti invitano alla preghiera, temendo una deriva satanista.

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La fisica non ha dubbi a riguardo: «Non c’è nessun demone capace di far muovere una matita su un foglio – affermano numerosi esperti – in condizioni di precario equilibrio piccoli oggetti, del peso di pochi grammi, possono spostarsi con estrema facilità, anche solo grazie all’influenza di debolissime correnti d’aria, come quelle provocate dal respiro di una persona o di un gruppo di persone rivolte tutte verso le stesso punto».

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