Nell’ultimo anno, il mercato illecito di sigarette in Italia si è concentrato principalmente in sei città: Napoli e dintorni tra cui una forte concentrazione a Giugliano, Milano, Palermo, Trieste e Bari. Insieme esse rappresentano circa il 70% del totale ed hanno ognuna dinamiche molto differenti tra loro. Come detto l’hinterland risulta essere da sempre il cuore pulsante del contrabbando: i principali brand contrabbandati, secondo i dati EPS, sono quelli considerati italiani (come 821, Em@ail e YeSmoke). Provengono, nella maggior parte dei casi, dall’Est Europa attraverso camion e furgoni, dal Nord Africa e dalla Grecia, via nave (nei containers). In particolare, è la Bielorussia il Paese con il più alto tasso d’importazione (20,4% dell’importo del commercio illegale totale). Nell’ultimo anno, il Duty Free è diventata la componente principale del mercato illecito, superando l’importanza dei prodotti “cheap white”. Il prezzo è ritenuto un fattore chiave nella scelta da parte dei consumatori, che acquistano spesso le bionde di contrabbando per strada sulle bancarelle dei venditori ambulanti.
Secondo i dati SWG, a Napoli, gli intervistati mostrano la maggiore esposizione al fenomeno rispetto all’intero Paese: per quanto si abbia la coscienza che si tratti di un’attività criminale internazionale, è più diffusa l’associazione del contrabbandiere con i piccoli criminali locali che, attraverso questi commerci, cercano un modo per migliorare la situazione economica della famiglia (la pensa così il 31% del campione). Emerge su questo territorio una conoscenza più approfondita della legge (il 52% sa che si rischia una sanzione pecuniaria per questo reato) e la maggiore propensione ad un inasprimento delle pene (il 75% degli intervistati).
