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«ESSERE RIFIUTO O NON ESSERE RIFIUTO…»
Leggi e principi. Tutto quello che c’è da sapere sulla spazzatura

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NAPOLI. Il piccolo sacchetto è tristemente depositato nel grande cassonetto, intorno a se ha tanti suoi simili, dello stesso colore, della stessa dimensione, dello stesso contenuto ma soprattutto con lo stesso odore. Il sacchetto sa di avere un valore, sa che potrebbe essere ancora utile, ma sarà comunque destinato ad una triste fine.
Verrà prelevato da grossi animali ruminanti per poi essere rigurgitato in una enorme cavità infernale. Non ci sarà scampo per il nostro sacchetto. Finirà maciullato, degradato ingiustamente. Tutte le sue speranze di essere utile, tutto il suo potenziale andrà perso nelle viscere della terra. Il suo pianto si mescolerà a quello dei suoi simili alimentando un percolato maleodorante, le sue viscere saranno attaccate da bestie microscopiche che rutteranno un putrescente gas biologico. Fine, morte e desolazione.
Tutto ciò accadeva alcuni anni fa, ma un bel giorno si disse basta. Il 5 febbraio 1997, con il D.L. n°22, meglio noto come “Decreto Rochi”, si disse basta al deposito incontrollato dei rifiuti, tale D.L. “vietava” lo smaltimento del rifiuto tal quale (cioè senza nessun tipo di trattamento) in discarica.
L’obbiettivo era di operare il “riutilizzo”, “riciclaggio” e “recupero” del rifiuto, solo quello che non riuscivamo a riutilizzare, riciclare o recuperare poteva essere smaltito in discarica.
Ho il “riutilizzo” quando un oggetto può essere riutilizzato: bottiglia di acqua minerale che invece di buttare riutilizziamo con altra acqua; ho “riciclaggio” quando non posso riutilizzare l’oggetto e ne utilizziamo la materia prima: con la lana di un maglione facciamo un sciarpa; ho il “recupero” se dall’oggetto ne ricaviamo energia.
Il D.Ronchi, oltre a definire questi tre obbiettivi definisce altri due processi: “riduzione della produzione dei rifiuti” ed “evitare che le sostanze diventino rifiuti”. Tutto ciò ha innovato totalmente la materia dello smaltimento dei rifiuti e ha posto il nostro paese in una posizione avanzata rispetto ad altri.
Sembrerà strano a molti ma prima dell’approvazione del D.Ronchi in Campania ci si era già posto il problema dello smaltimento dei rifiuti. Il 31 dicembre 1996 fu istituito il “Commissariato Straordinario” e nacque il Piano dei Rifiuti Regionale. In Campania c’era una normativa sui rifiuti quando a livello nazionale non c’era. Ciò porto all’inevitabile problema che con il D.Ronchi, il piano dei rifiuti andava modificato e adeguato alla nuova normativa nazionale. Così fu fatto.
Purtroppo, nel 2003, il Decreto fu modificato. Con il D.L. 36/2003 fu “riammessa” la possibilità di smaltire i rifiuti tal quale in discarica controllata, e ciò proprio grazie all’esperienza campana, ma furono disposti delle limitazioni sulla frazione organica presenta nei rifiuti (previsto un massimo di 81 kg per abitante in un anno nel 2018). Il P.R.R. nato nel ’96, modificato nel ’97, non ha però recepito quest’ultima modifica: in Campania è ancora vietato lo smaltimento dei rifiuti non trattati in discarica.
Altro punto innovativo del D.Ronchi è la “raccolta differenziata” ad opera dei comuni o dei consorzi. La legge prevede che la raccolta differenziata raggiunga il 35% nel 2015, oggi in Campania è “stimato” un valore medio del 12-13%, molto al disotto degli obbiettivi nazionali.
Ci sono tante battaglie e proteste, l’obbiettivo di InterNapoli.it è quello di esporre le ragioni tecniche e normative che sono alla base di queste proteste. Non vi diremo se protestare o meno, ma cercheremo di capire insieme quali sono le reali condizioni e sulla base di cosa dire il proprio “no” o il proprio “si”. Faremo una serie di articoli tecnici basati sulla “raccolta differenziata”, il funzionamento di una “discarica controllata”, che cosa è in realtà il “compost”, quali sono i pregi e i difetti della “combustione dei rifiuti”. Tutto ridotto in termini semplici.
Dire il proprio “no” avrà più senso

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