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martedì, Maggio 7, 2024
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DPEF 2006-2009: 3 MILIARDI DI EURO DAL SOMMERSO
E CIOE’ DAL SUD

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Il 15 luglio, nel consueto Consiglio dei Ministri del venerdì, il Governo ha varato il Dpef per gli anni 2006-2009. Ne abbiamo già sentito parlare molto e ancora molto se ne parlerà, perché l’Italia è stata raccomandata dall’Ecofin per il deficit eccessivo, perché la crescita si è fermata, perché le previsioni sono ancora molto instabili, perché l’economia italiana, come si dice da tempo e come tutti sanno, è in declino. Ne dobbiamo parlare ancora, però, perché è un documento di grande importanza e perché ci sono dei punti particolari che offrono interessanti spunti analitici. Mi riferisco, in particolare, al ruolo che viene assegnato nella manovra complessiva al recupero dell’evasione fiscale attraverso la lotta all’economia sommersa. Praticamente, un terzo della manovra, circa 3 miliardi di euro, dovrebbe provenire dal sommerso. Una cifra di pari grado, dovrebbe provenire, invece, dai tagli alle spese di Regioni e Comuni. Secondo alcuni dati riportati in seconda pagina dal Sole 24-Ore di sabato 16 luglio, l’economia sommersa in Italia sarebbe pari al 25,6% del Pil. Secondo le stime dell’Istat in materia di Pil e quindi di Unità di Lavoro, l’economia sommersa italiana si concentrebbe per la maggior parte al Sud e si anniderebbe, in particolare, nell’agricoltura e nei servizi. La regione con la percentuale più alta di sommerso, si parla di circa il 50%, sarebbe la Calabria. Oggi la pressione fiscale italiana è pari all’incirca al 41% del Pil. In pratica, il 41% del reddito prodotto in Italia in un anno (il 2005) viene prelevato dallo Stato sottoforma di imposte e tasse e viene poi rigirato attraverso la spesa pubblica che comprende stipendi pubblici, pensioni, sanità, ecc… Quel 41% però esprime solo una media nazionale che è molto più alta al Nord e molto più bassa al Sud tenendo conto sia dei rispettivi livelli di ricchezza sia delle diverse percentuali di incidenza dell’economia sommersa. Questo vuol dire, in pratica, che la manovra programmata dal Governo, indipendentemente dalla concreta praticabilità, appare nuovamente sproporzionata a sfavore del Sud che già sta sperimentando in questo periodo maggiori difficoltà del Centro-Nord rispetto alla congiuntura e allo sviluppo economico. La manovra equivarrebbe, in pratica, a uno straordinario drenaggio di risorse dal Sud al Nord che contrasta decisamente con ogni forma di riequilibrio e di coesione sociale. Non dobbiamo e non vogliamo difendere il sommerso, ma chi condona e abitua ai condoni non può permettersi di giocare con il sommerso che al Sud è pane quotidiano.

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