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martedì, Maggio 7, 2024
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Rifiuti, la rivolta dei verdi “Stop agli inceneritori”

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LO SCONTRO SUI RIFIUTI

L’inceneritore di Acerra rischia di trasformarsi in una «bomba» ad alto pontenziale: Bertinotti arriva in Campania lanciando strali contro chi ha deciso di realizzare il termovalorizzatore, mentre il presidente dei Verdi, Percoraro Scanio, annuncia: «Il nostro partito si considera autosospeso dalla maggioranza di centro sinistra che governa la Regione, ma siamo pronti a passare all’opposizione se non ci sarà un’inversione di tendenza». La richiesta è di riprendere un confronto programmatico sull’emergenza rifiuti, interrotto da due anni. Nel frattempo la Cdl si organizza per la seduta straordinaria del Consiglio regionale in programma oggi, mentre il sottosegretario all’Ambiente, Antonio Martusciello, invita a riflettere: «Dopo avere localizzato un polo pediatrico nelle campagna acerrane, realizzare un inceneritore è quantomeno contradditorio. Sull’area si concentrano troppe cose ed è forse mancato il confronto con i cittadini».
Un appello a ripensarci da parte del rappresentante del governo che intanto prova a disegnare un modello di gestione pubblico-privato, in cui la Regione provveda soprattutto a tutelare e offrire garanzie alla popolazione.
Posizioni emerse ieri nel corso di un dibattito, organizzato dal consigliere regionale di Forza Italia, Raffaele Calabrò, a cui hanno partecipato l’assessore regionale all’Ambiente, Federico Simoncelli; Paolo Russo, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti; il leader di Confindustria, Giampiero de la Feld, e alcuni tecnici. L’occasione per discutere di un’emergenza che pare infinita, tanto da giustificare un commissariato in vita da nove anni. «Un vulnus istituzionale», lo definisce il magistrato di Cassazione, Raffaele Raimondi, che punta l’indice su alcune incongruenze del piano. Domande maliziose e qualcuna inquietante: «Perché l’impianto di Acerra – dice Raimondi – è stato dimensionato per lo smaltimento dell’intero quantitativo di rifiuti prodotti dalla provincia di Napoli, senza tenere conto della raccolta differenziata?» Pesa inoltre, sostiene Raimondi, il parere di una commissione tecnica che ha stimato «nell’arco di dieci anni un milione di tonnellate di ceneri e scorie da smaltire successivamente in discarica». Questione che il decreto Ronghi, una sorta di «bibbia» in materia, spinge a risolvere con l’adozione delle più moderne tecnologie, «mentre l’impianto progettato – insiste il magistrato – non è giudicato il top».
Alla mini-requisitoria prova a rispondere Massimo Paolucci, vice di Bassolino nel commissariato: «Produciamo 7000 tonnellate al giorno di immondizia. Cosa vogliamo farne? A Parigi, come a Vienna, gli inceneritori sorgono in zone abitate».
Discussioni che paiono superate dalla latitudine milanese: «La raccolta differenziata non risolve i problemi, anzi nel centro di Milano abbiamo rinunciato da tempo a quei sacchetti di colore diverso», dice Domenico Zampaglione, assessore della giunta Albertini. Gli alti costi e la scarsa qualità dei rifiuti «separati» hanno indotto gli amministratori lombardi a cambiare strada, quella che invece in Campania adesso si tenta di imboccare.
Fra gestioni commissariali, progetti datati e qualche forzatura, la questione-immondizia rischia di riservare ancora brutte sorprese. Nove anni di gestione dell’emergenza non sembrano avere prodotto grandi certezze, a differenza di ciò che avviene sotto la Madunnina, dove i termodistruttori sono in funzione, «ma bruciano solo – assicura Zampaglione – una piccola parte dei rifiuti prodotti, mentre gli altri, appositamente trattati, vengono venduti su un mercato ancora asfittico». Modello da seguire? Oggi il Consiglio regionale è chiamato a dire la sua, ma con scarsa incidenza, visto che la materia resta comissariata.

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IL MATTINO 25 giugno 2002

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