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DONNE, OTTO MARZO E QUELLA REGINA DI BESORO
Qualiano, l’intervento di Salvatore Napolano (Ds)

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QUALIANO. «Vorrei segnalare ai lettori, l’articolo in calce, riproposto da ‘la Repubblica’ di Domenica 19 febbraio 2006. Questo articolo spinge a tre riflessioni molto attuali.


– L’otto marzo è un giorno importante. Vi sono due ricorrenze, una inventata in tempi recenti da ristoratori e quant’altro per favorire un po’ di consumi, che viene definita ‘festa della donna’; un’altra più datata e che nulla ha a che vedere con la prima: ‘La Giornata della Donna’, legata alle lotte contro le discriminazioni e il razzismo di sesso, che vede le donne in prima linea impegnate in una battaglia di emancipazione della società. Le cronache di questi giorni ripropongono con drammaticità la questione (anche se per ignoranza o opportunismo si tende a confondere le due ricorrenze, e non è un bene per la politica).


– La seconda considerazione è legata alla stupidità del concetto espresso in questi anni della ‘lotta di civiltà’, riferita al mondo islamico o per estensione al mondo asiatico e africano. Lo espresse per primo il nostro Premier (poi ritrattato), e in ultimo un ministro della Repubblica Italiana, grazie al quale vi sono stati 11 morti e uno stato di allerta generale per la sicurezza della nostra nazione. Per cortesia non si confondano quattro giovanotti imbecilli che incendiano bandiere Americane o Israeliane, per giunta isolati, con il governo di una nazione. Nessuno porterà quei giovanotti ad essere ministri della Repubblica, cosa invece avvenuta con Calderoni. Dall’articolo emerge come da questi ‘incivili’ Africani si possa imparare tanto in termini di senso civile del vivere.


– La terza ci riguarda più da vicino. Avremo a breve le elezioni amministrative. Molti si candideranno a svolgere mansioni di amministratori, pochi aspireranno ad essere Sindaci. Ebbene, propongo (anche se so che la proposta cadrà nel vuoto), di invitare a Qualiano la regina citata nell’articolo, in uno dei primi consigli comunali che si faranno, e di gemellarci con la città – regno di Besoro nel Ghana.
Chissà se fra le tante riunioni politiche, le frenetiche attività di contatto, qualcuno degli aspiranti candidati ha il tempo e la volontà di interrogarsi su cosa significhi candidarsi a rappresentare una comunità? La Donna del Ghana credo possa insegnarci molto, da qui la mia proposta.


SALVATORE NAPOLANO
Ds Qualiano




Nanà, la regina Ashanti ora fa la colf in Veneto





di ANELISE SANCHEZ




Rosina Wawusi fa la collaboratrice domestica presso alcune famiglie di Schio (Vicenza). Fa la colf, ma è anche regina della piccola Besoro, città-regno di 15mila abitanti a 200 chilometri da Accra, capitale del Ghana. (…) Decise di emigrare 17 anni fa: il Ghana affrontava una grave crisi economica e lei partì per aiutare i propri sudditi. Rosina-Nanà lasciò al suo posto un cugino che ancora oggi svolge attività di supplente nelle incombenze del trono. Alla regina Astanti spetta, tra le altre cose, il compito di ascoltare, consigliare, dirimere eventuali controversie e aiutare chi è in difficoltà. (…) Racconta che il suo sostituto ha l’obbligo di chiamarla quattro volte a settimana per consultarla. (…)
La sua storia è stata avvolta dal silenzio fino a quando Dinia Frigo, sua datrice di lavoro, è stata invitata a battezzare Maria Rosa, l’ultima figlia della colf. La chiesa era affollata di connazionali che per rendere omaggio a Rosina- Nanà indossavano magliette con la sua immagine. < Tranne la comunità ghanese di Schio, per la quale sono un riferimento, nessuno conosceva il mio passato- dice – Non avevo raccontato niente a nessuno perché mi vergognavo e temevo che la gente non mi credesse >. A segreto svelato, Rosina ha ricevuto il sostegno morale ed economico della città di Schio e grazie al contributo di amici e della Caritas ha potuto avviare diversi progetti per Besoro: ha portato un’ambulanza, ha fatto costruire un pronto soccorso, la cucina di un piccolo ospedale e una scuola. Inoltre ogni tanto riesce a spedire in Ghana un container di aiuti.
Rosina confessa di aver sofferto come tutti gli immigrati lontani dalla famiglia, e di non aver l’intenzione di restare per sempre in Italia. (…) Intanto ai connazionali che in Italia si rivolgono a lei, Rosina- Nanà consiglia di essere onesti, di stringere i denti e di non dimenticare mai il proprio paese. Rosina, come tutti gli stranieri d’Italia, non è nata “immigrata” e la sua immagine è un’immagine – simbolo per quanti, spinti dal bisogno, si sono piegati alle circostanze. Lei l’ha fatto con dignità di chi era regina in casa propria.


(Da la Repubblica Metropoli Domenica 19/02/2006)

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