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FAIDA ROSSA A GIUGLIANO

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Ci si sente come sospesi nel raccontare le ultime querelle politiche giuglianesi. Sospesi nell’attesa che qualcosa accada; che deve accadere comunque. Non è detto, però,che quel che avverrà coinciderà con i nostri desideri. Certo, non possiamo che aspirare ad uscire dalla palude, in un modo o nell’altro. Perché è in una palude che siamo finiti ed è qui che avvertiamo il senso della “sospensione” o “svuotamento” interiore che pervade la nostra quotidianità. Una sensazione che non è soltanto di tipo politico, ma anche di natura civile, culturale, esistenziale perfino.
Ci manca l’essenziale, insomma: la possibilità di riconoscerci in una comunità, sia pure diversificata, ma caratterizzata da pochi, riconoscibili valori condivisi. Invece abbiamo l’impressione di abitare in una giungla, un po’ come i sopravvissuti di Lost alle prese con un fantasma inafferrabile che è poi la cattiva coscienza di ognuno, tale per il semplice fatto che da tempo si sente l’assenza di un progetto comune.
Sono anni, infatti, che i politici non parlano più al cuore e alla ragione degli italiani.Quando è stata l’ultima volta che abbiamo visto operare qualcuno per conseguire un traguardo che potesse essere tagliato da tutti noi, indipendentemente dall’appartenenza politica?Ci sono sembrati tutti – politici, intellettuali, imprenditori, professionisti, operai – sempre e soltanto impegnati a diffondere e a difendere il loro punto di vista, incuranti dell’elementare considerazione che soltanto dalla creazione di uno spirito di coesione sociale e culturale (che non vuol dire pensarla tutti allo stesso modo), poteva venir fuori una città a misura d’uomo. Che poi la maggioranza di governo fosse una volta di destra ed un’altra di sinistra o di quel che si preferisce, ha naturalmente la sua importanza, ma non tale da farci preoccupare più di tanto, come invece ci accade di preoccuparci oggi, immersi in un pantano che non è di destra o sinistra e non è neppure il risultato della contaminazione tra le due aree; magari lo fosse: ci troveremmo almeno nel bel mezzo di un eccentrico laboratorio politico intenti a sperimentare nuove formule.
Purtroppo, molto più miseramente, ci troviamo al centro di una tormenta nichilista la cui fine nessuno riesce a prevedere e, quel che è peggio, non si scorge neppure in lontananza qualcuno che assomigli a un “profeta” in grado di pronosticare quali saranno gli esiti di questa angosciosa impasse.L’eterno gattopardismo nostrano, insomma, ha avuto la meglio. Ecco perché ci si sente come sospesi in questa palude ai cui miasmi prima o poi ci abitueremo, sempre più attraversata da navi corsare verso le quali manifesteremo segni di speranza salvo riconoscerci poi delusi.Qualche settimana fa non stavamo meglio di oggi, ma almeno nutrivamo l’illusione che qualcosa potesse accadere. Ci siamo svegliati scoprendo che nulla, invece, è accaduto. Anzi, che tutto è peggiorato. La stagione del disincanto è soltanto all’inizio. Disgraziatamente.



PROVINCIA OGGI – 29 APRILE 2006

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