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sabato, Aprile 20, 2024
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ETICA, BIOETICA E DIRITTO NELL’ETA’ DELLE BIOTECNOLOGIE. DIBATTITO APERTO ALL’ASSOCIAZIONE ALI

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“Il rispetto per l’umano e per l’altro anche d’opinione contraria alla nostra è alla base del dialogo, altrimenti c’è la guerra”. Con questo spirito Giuseppe Lissa, professore ordinario di Filosofia Morale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II apre il suo intervento al convegno sulle problematiche etiche, politiche, scientifiche e del diritto relative all’Eutanasia, moderato da Salvatore Salatiello dell’Associazione Cittadinanzattiva onlus e in collaborazione con l’assessorato alla cultura di Villaricca nella persona di Vincenzo Palumbo, che si è svolto nella sede dell’Associazione A.L.I. onlus, dove è stato presentato il testo “Etica, Bioetica e Diritto nell’età’ delle Biotecnologie” curato dal professor Paolo Amodio dell’Università Federico II di Napoli. “Ci dovrebbe essere un’interazione tra medicina, filosofia e la politica in merito ad un argomento che porta il sentimento d’angoscia quando si pensa alla morte – continua Lissa – Lo sviluppo è andato avanti, ma la società civile non è stata in grado di seguire o di starne al passo e questa situazione comporta l’incremento delle ideologie e alle guerre di religioni. Ci sono due scuole di pensiero: quella che definiamo cattolica, dove nessun uomo dispone della propria vita e l’eutanasia è condannata. Quella che si definisce laica, convinta che la natura è costituita da leggi matematiche, non etiche e ne presuppone un limitato rispetto per l’umano. Si dovrebbe ipotizzare una terza via che tiene in vita il rispetto per l’umano e per la scienza, costituire un’etica della responsabilità, dove l’eutanasia è il frutto di un atto di fraternità, di compassione e non di dominio”. Marco Romualdo, medico esprime “la necessita di un’informazione corretta come base per una discussione seria e serena, ma sopratutto bisogna liberarsi dai pregiudizi e ristabilire la centralità dell’uomo e della sua responsabilità, del corpo e della sua integrità e dignità”. Più provocatorio il professore Paolo Amodio, “sulla bioetica è stato detto tutto, ormai è morta, non bisogna ricercare una terza via rispetto all’etica laica e cattolica. Questa è in realtà una guerra di religioni. La legge 40 ha trovato posizioni trasversali e in ogni discussione e in ogni sede si ritorna all’ennesimo dualismo: etica laica e cattolica. Se la bioetica è questo a me non interessa. Se, invece, la bioetica è il luogo della discussione e del ripensamento dell’uomo allora siamo sulla giusta via”.
L’assessore alla cultura di Villaricca, Vincenzo Palumbo, ai nostri microfoni afferma: “Io mi sento un laico, sono una persona che si pone in maniera relativa alle questioni etiche. Credo fortemente nell’autodeterminazione. La vita per me è una creazione che addiviene per sostanze e per elementi che si incrociano in modo assolutamente casuale. Se c’è una prima categoria di persone che crede nei segni e negli eventi e una seconda che crede al assoluto caso, io mi sento miseramente nella seconda categoria. Vivo rispetto a quest’argomento con malinconia e con una certezza fiera. Ci sarebbe da discutere, perché ci sono dei casi specifici che meritano certamente più tempo”conclude.
Francesco Saverio Iacolare, docente di storia delle religioni, come relatore ha sottolineato “due modelli sociali: quello di Protagora che Platone nel suo Teeteto che recita il frammento “l’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono” ed è la società relativistica che è un principio devastante quando assume il carattere della superbia. Il secondo modello è quello che Zigmund Bauman nel suo “Modernità Liquida” definisce una società schiava, debilitata e priva di punti di riferimento”.
Il pubblico ha partecipato in modo sentito ad un argomento tanto delicato. Certo non si poteva approdare a conclusioni che non sia la disponibilità al dialogo mostrata, ma non basta. Eutanasia è una parola che proviene dal greco e sta a significare “buona morte” ed è una pratica che procura la morte nel modo meno doloroso possibile a persone affette da morbi o malattie che sono considerate incurabili, allo scopo di eliminare la sofferenza. Attualmente l’eutanasia è legale in alcuni Paesi; in altri è considerata giuridicamente come una forma di omicidio.
Io mi chiedo: è possibile in un’epoca come quella che viviamo pretendere di morire in modo naturale, quando la conduzione della nostra vita è governata dall’artificialità?

Francesca Grispello

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