È durata poco più di un mese la permanenza in carcere di Stefano Orta, il 55enne finito in manette poco prima di Natale nel blitz che ha scompaginato l’ultimo livello degli Amato-Pagano. L’uomo si è infatti visto sostituire la misura cautelare del carcere con quella dei domiciliari. Tutto merito del suo legale, l’avvocato Lucia Boscaino (dello studio legale Luigi Senese) che è riuscita ad ottenere la sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere con quella dei domiciliari. Il legale ha evidenziato in particolare
l’affievolimento delle esigenze cautelari sottese alla misura della custodia cautelare in carcere e quindi ha ottenuto la sostituzione con quella degli arresti domiciliari.
Le argomentazioni della difesa sono state condivise sia dalla pubblica accusa che dal Gip il quale ha concesso la sostituzione della sostituzione della misura cautelare. Orta era stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare lo scorso dicembre con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per gli Amato-Pagano.
Le donne nel clan Amato-Pagano
Dalla lettura del provvedimento cautelare emergeva il ruolo di prim’ordine che alcune donne avrebbero avuto all’interno del clan. È il caso di Monica Amato, 36enne figlia della boss Rosaria Pagano (vedova di Pietro Amato), che almeno fino a gennaio 2023 avrebbe ricevuto «uno stipendio mensile di 8.000 euro in qualità di appartenente alle famiglie egemoni e in rappresentanza delle stesse sul territorio dei capiclan detenuti».