Una delle figure centrali dell’inchiesta sul clan degli scissionisti a Melito è quella di Antonio Papa. Un personaggio molto noto in città per il ruolo che ha ricoperto nell’ambito del commercio locale. Papa, infatti, è stato presidente dell’associazione Aicast. La sede dell’associazione, finita sotto sequestro, viene considerata dagli inquirenti “il “quartier generale” di gran parte dei membri del clan e luogo di riunione, di concertazione di deliberazioni criminali e di incontro con le vittime designate delle estorsioni”.
La figura di Antonio Papa
Come scrivono i magistrati, in base alle indagini svolte dal Gico, c’era una “forma di controllo pressoché totale del territorio melitese da parte del clan. Ciò avveniva grazie anche alla diretta partecipazione alle attività criminali del Presidente dell’Aicast (prima ASCOM) di Melito. Si tratta di un’associazione rappresentativa di plurime categorie commerciali/industriali/artigianali operanti nella città. Questa proprio in virtù di tale ruolo, era nelle condizioni di favorire il clan attraverso i rapporti con commercianti e imprenditori”.
Infatti, come riportato nel comunicato ufficiale – “proprio presso la sede dell’Associazione si sarebbero tenuti dei summit di camorra finalizzati a stabilire le strategie criminali da adottare”.
Il racket ai commercianti di Melito
Gli indagati sarebbero coinvolti in una massiccia e capillare attività estorsiva. Attività posta in essere “a tappeto” nei confronti di operatori commerciali melitesi. Nel mirino circa 500 negozi ogni anno, oltre che nel diretto interesse del clan nella gestione dei remunerativi servizi di onoranze funebri. C’era la selezione di specifiche ditte con le quali entrava in “quota” consentendo loro di operare, di fatto, in regime di monopolio.
Da segnalare una particolare forma di estorsione, che si aggiungeva rispetto a quella “classica” (posta in essere attraverso l’imposizione delle tre rate annuali, coincidenti con le festività di Natale, Pasqua e Ferragosto), camuffata dall’acquisto (in effetti obbligato) di “gadget natalizi”.
Le indagini su Antonio Papa
Dalle indagini sarebbe infatti emerso che nella proposta rivolta ai commercianti/vittime, questi potevano ricevere, a fronte della somma estorta, una fattura per “scaricare” il costo dell’illecita devoluzione e questo sarebbe servito, secondo gli indagati, a far accettare più facilmente l’imposizione.
La fattura sarebbe stata, infatti, emessa da una ditta compiacente. Questa, una volta ottenuto il pagamento tramite bonifico, avrebbe provveduto a restituire la somma in contanti al clan. Poi avrebbe trattenuto per sé un importo corrispondente all’I.V.A.
Nel corso dell’inchiesta è anche emerso il coinvolgimento di due appartenenti alla Polizia Municipale di Melito di Napoli, che avrebbero contribuito ad ampliare il controllo economico del territorio da parte del sodalizio criminale.