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venerdì, Aprile 19, 2024
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Gomorra e il sesso delle api, cosa si nasconde dietro il dialogo tra Patrizia e Michelangelo

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Il dialogo tra Patrizia e il marito Michelangelo, con la metafora sulla vita delle api,  è di diritto una delle scene cult della quarta stagione di Gomorra. La scena fa parte del decimo episodio della serie, che si apre a casa di Patrizia e Michelangelo. Lui è orgoglioso della parmigiana di mammà, lei, in tutta risposta, gli racconta che ha guardato in televisione un documentario sulle api e che, sostanzialmente, i maschi non fanno nient’altro se non accoppiarsi. Poi muoiono. Tanto non servono più a niente. Mickey non capisce, non completamente quantomeno.

Patrizia a quanto pare ha veramente intenzione di lasciare tutto in mano a Mickey, così inizia a “istruirlo”: dai rapporti coi fornitori al confezionamento delle dosi, fino alla raccolta e al conteggio dei soldi. Una catena di montaggio che funziona alla perfezione in ogni suo ingranaggio. “Questo non è un quartiere. E’ una città dentro una città più grossa. Secondigliano non rende conto a nessuno.” dice Patrizia al marito, di fronte al suo regno. Gli confessa di aver assicurato protezione a Enzo e, soprattutto, gli rivela che Sangue Blu l’ha informata che dietro il sequestro della partita di roba ci sono suo padre e i suoi fratelli. Gli dice anche che Sangue Blu le ha chiesto aiuto per farli fuori. Mickey le chiede perché si sia decisa a parlargliene solo ora. “Perché avevo dei dubbi.” risponde lei. Questi dubbi ci sono ancora, ma lei ha scelto. Ora lui dovrà fare altrettanto: starà dalla parte della sua vecchia o della sua nuova famiglia?

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Mentre l’ombra del tradimento si insinua anche nella loro coppia, Patrizia immagina una criminalità nuova, diversa, che si ispira agli alveari delle api. Donne operaie, femmine fondamentali per il bene comune e maschi passeggeri, sacrificabili, utili solo a riprodursi per poi morire miseramente. Ed è questo che succede in Gomorra: uomini che cadono come mosche, persone che sognano la grandezza mentre si chiudono nelle loro carceri esistenziali. Patrizia, però, non ci inganna. Perché non crediamo che una donna ferrea come lei possa davvero accontentarsi di fare soltanto la madre e di lasciare il suo impero. Soprattutto ora che Genny Savastano è tornato a riprendersi non “quello che è nostro”, ma “quello che è suo”. Perché, da queste parti, il Sud non dimentica.

La vita delle api

Nonostante il nome farà sorridere i più maliziosi, il fuco altro non è che il maschio dell’ape. Volgarmente viene anche chiamato “pecchione” prendendo in prestito un termine del dialetto toscano. Le sue dimensioni lo posizionano tra l’ape operaia e l’ape regina essendo più piccolo di quest’ultima (anche se di poco) e più grande delle precedenti. L’addome appare leggermente rettangolare, il corpo è ricoperto di peli e prevalentemente nero, la testa è rotonda con due grandi occhi, e particolare non secondario per noi umani:  il fuco NON è provvisto di pungiglione.

L’esistenza del fuco ruota attorno all’ape regina e all’alveare. Egli infatti non è autonomo per nutrirsi, in quanto avendo per anatomia la lingua molto corta, non riesce a nutrirsi di nettare perché non è in grado di raccoglierlo e quindi è costretto a lambire il miele direttamente dalle cellette con buona pace delle api operaie che lo tollerano in quanto fondamentale per la fecondazione della loro regina

L’accoppiamento tra il fuco e l’ape regina è un momento fondamentale per il mantenimento della specie, al punto che per motivi di sicurezza il tutto avviene in volo ad un’altezza di circa venti metri.

Solo l’ape regina è fecondabile, tutte le operaie sono sterili, ecco perché niente deve mettere a repentaglio la fase dell’accoppiamento. Tra la colonia dei fuchi composta solitamente da circa 200 elementi, solo quindici o venti a turno si accoppiano con l’ape regina. Sono in grado di trovarla grazie ad un ferormone che lei rilascia. Gli insetti accoppiandosi riempiono una sacca o spermateca che solo la regina possiede, e che lei userà per fecondare le uova. L’incontro avviene tra i fuchi e una regina di due alveari diversi, questo per evitare la consanguineità e dar origine a degli esemplari più forti. Le uova che verranno fecondate, daranno alla luce api (femmine), mentre le altre, grazie alla partenogenesi (ossia un tipo di riproduzione in cui l’ovulo si sviluppa senza esser stato fecondato da uno spermatozoo.) faranno nascere solo fuchi. Una volta svolto il suo compito, il fuco muore, mentre quelli che ritornano all’alveare verranno uccisi dalle api operaie in quanto il fuco non producendo ne miele ne cera e mangiando molto più delle sue compagne femmine mette a repentaglio la vita del gruppo. Detto così sembra terribile il destino di queste piccole bestiole, ma madre natura ha i suoi metodi per mantenere l’equilibrio, e noi ci fidiamo di lei.

 

 

 

 

Per amor di cronaca segnaliamo infine che in botanica il fuco è un alga individuabile nel Mediterraneo e nell’Adriatico da cui si ricava Io iodio.

 

Il sesso delle api

Il sessoper le api è un evento eccezionale che si trasforma in una performance acrobatica, dal momento che l’atto avviene in volo. Tutto questo perché l’accoppiamento è un momento delicatissimo per la specie e deve avvenire in un luogo sicuro, lontano da ogni tipo di pericolo, in quanto tutte le api operaie sono sterili e le uniche api femmine in grado di essere fecondate sono le api regine.

Una colonia composta da 200 fuchi (maschi dell’ape domestica) non può correre il rischio di perdere la regina a causa dell’attacco di un insettivoro, dunque meglio allontanarsi dalla terra.

Perché l’ape regina è l’unica a poter essere fecondata?

Le api regine hanno un corpo affusolato lungo circa 2 cm, a differenza delle altre api sono provviste di una “spermateca” in cui conservano lo sperma ricevuto dal maschio durante il volo nuziale e con il quale possono fecondare le uova per dare alla luce solo api femmina. Nel caso in cui le uova non venissero fecondate, quest’ultime si svilupperebbero per partenogenesi e darebbero origine solo ad api maschio.

Come avviene l’incontro fra l’ape regina e i fuchi che la feconderanno?

Quando l’ape regina completa la metamorfosi, esce dalla sua celletta accompagnata da una folta schiera di api operaie e parte per il volo di fecondazione, dirigendosi verso la zona dove la stanno aspettando i fuchi. Dopo una serie di corteggiamenti, uno alla volta i fuchi si accoppiano a turno con la regina.

Secondo il Professor Jerzy Woyke della Warsaw University of Life Sciences, durante l’accoppiamento il fuco inserisce l’organo sessuale (endofallo) all’interno dell’addome della regina e alla fine dell’accoppiamento eiacula il suo seme all’interno della spermateca. Affinché lo sperma non fuoriesca, il fuco lascia la parte distale del suo endofallo nell’organo sessuale della femmina. Una volta terminato l’accoppiamento il fuco muore, mentre la regina è già pronta ad avere un nuovo rapporto con un altro maschio. Le regine si accoppiano una sola volta nella vita e lo fanno con circa 15 fuchi diversi.

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