Scoperto un elevatissimo di utenti del pezzotto con palinsesti live e contenuti on demand protetti da diritti televisivi di proprietà di piattaforme come Sky, Dazn, Mediaset, Amazon prime e Netflix. Tutto era diffuso tramite un sistema di Iptv illegali, con profitti mensili stimati in milioni di euro. Alla fine dell’indagine “Gotha 2” svolta dai poliziotti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Catania, coordinata dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica di Roma, 7 persone sono state arrestate.
Sgominata la banda del pezzotto, esulta la Serie A
“Grandi complimenti alle Autorità, che con questa operazione assestano un colpo forte alla pirateria nella quotidiana battaglia per la legalità nel nostro Paese. Abbiamo imparato sulla pelle delle persone oneste che tutti gli imprenditori e i lavoratori del mondo dello sport, del cinema e della televisione subiscono, tutti i giorni, danni consistenti a causa dello streaming illegale. La pirateria non solo impoverisce il sistema calcio, ma mette a rischio la sicurezza informatica degli utenti e alimenta circuiti criminali“. Dichiara l’amministratore delegato della Lega Calcio Serie A, Luigi De Siervo in merito all’operazione anti-pirateria realizzata a Catania.
“Basta impunità”, la reazione dopo il blitz contro i pirati del pezzotto
“Quella portata a segno è un’operazione tra le più importanti mai condotte, che ha colpito il vertice del mercato illegale dello streaming in Italia: quasi un milione di utenti e profitti per svariati milioni al mese danno la dimensione del fenomeno e dimostra che tutti ora possono essere intercettati e perseguiti per risarcire il danno creato. I fruitori di siti o piattaforme pirata devono sapere che è finita l’epoca dell’impunità, saranno chiamati a rispondere delle proprie azioni e nessuno di loro resterà più spettatore anonimo“, sottolinea De Siervo.
Danno da 30 milioni al mese
Per sviare le eventuali indagini su di essi, gli arrestati utilizzavano applicazioni di messaggistica crittografata, identità fittizie e documenti falsi per l’intestazione di utenze telefoniche, carte di credito, abbonamenti televisivi e noleggio dei server. I profitti accertati solo nell’arco temporale dell’indagine, ammontano a circa 10 milioni di euro, ma si stima anche i danni per l’industria audiovisiva possano superare i 30 milioni di euro mensili, considerando che il sistema gestiva circa il 70 per cento dello streaming illegale nazionale, pari a oltre 900mila utenti.