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Arrestato il fratello del boss Schiavone, gestiva i beni del clan

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Antonio Schiavone avrebbe gestito i beni, intestati fittiziamente a terze persone, per continuare a garantire una rendita per il sostentamento del boss detenuto Sandokan detenuto e dei suoi familiari.

Il blitz tra Napoli e Caserta contro il clan dei Casalesi

Stamattina nella province di Caserta e Napoli, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta, hanno dato esecuzione un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale e reale, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di 3 persone: una in carcere e due agli arresti domiciliari.  Sono ritenuti gravemente indiziate di concorso in riciclaggio e autoriciclaggio, aggravati dal metodo mafioso.

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Dal 2024 al 2025 l’indagine è stata portata avanti attraverso attività tecniche,
accertamenti patrimoniali, analisi e studio di numerosi colloqui in carcere di detenuti
ristretti al regime speciale. Importati sono stati anche i riscontri alle dichiarazioni
di collaboratori di giustizia che hanno consentito di accertare che gli indagati avrebbero impiegato, sostituito e trasferito soldi o altre utilità, provenienti dai delitti commessi, al clan attraverso una serie di operazioni concretamente idonee a ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa.

La mossa prima della cattura del boss

Svelato che Francesco Schiavone, prima della sua cattura, avrebbe acquistato la piena proprietà di un vasto appezzamento di terreno con annesso fabbricato rurale. Le proprietà sarebbe state lasciate fittiziamente intestato al venditore e, alla sua morte, al figlio che lo avrebbe locato ad una terza persona. Il terreno ed il fabbricato rurale verranno sottoposti a sequestro preventivo: il valore è stimato in 500mila euro.

I provvedimenti eseguiti sono misure disposte in sede di indagini preliminari, avverso le quali sono ammessi mezzi di impugnazione, I destinatari delle stesse sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

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