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sabato, Luglio 5, 2025
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Assalto da 3 milioni al portavalori, rapinatori incastrati dalla cenere

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Ieri Carabinieri del Comando Provinciale di Livorno, coadiuvati dai Reparti dell’Arma territoriale competenti, nonché da R.O.S., GIS – Gruppo Intervento Speciale, 1° Reggimento Paracadutisti “Tuscania”, Squadroni Eliportati “Cacciatori Sardegna e Sicilia”, SOS dei Battaglioni Toscana e Sardegna, Nuclei Elicotteri di Pisa ed Elmas, Nucleo Cinofili di Firenze, per un totale di oltre 300 Carabinieri, hanno dato esecuzione questa mattina, nelle province di Nuoro, Pisa e Bologna, ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Livorno – nei confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di rapina pluriaggravata, detenzione e porto in luogo pubblico di diverse armi da guerra, esplosivo ed armi comuni da sparo nonché di furto pluriaggravato e ricettazione.

Il commando all’assalto del portavalori

Il provvedimento è stato emesso a seguito di una complessa e tempestiva indagine denominata “Drago”, condotta dal locale Nucleo Investigativo e coordinata dalla Procura di Livorno, a partire dal cruento assalto a due furgoni portavalori avvenuto il 28 marzo 2025 sulla SS1 Aurelia nel comune di San Vincenzo, all’esito del quale un “commando” armato, composto da soggetti travisati e dall’accento sardo, si è impossessato di circa 3 milioni di euro, dandosi alla fuga a bordo di due SUV Volvo, provento di furti consumati a partire dal settembre 2024 e sui quali erano state sostituite le targhe con altre anch’esse oggetto di furto, nonché con un terzo veicolo rapinato nell’immediatezza, unitamente alle armi di tre guardie particolari giurate.

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Veicoli in movimento tra Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Sardegna

Le indagini, sviluppate mediante attività di intercettazione e di osservazione, nonché attraverso l’analisi di numerosissime telecamere di videosorveglianza pubblica e privata, hanno consentito di accertare le relazioni tra gli indagati – italiani originari del nuorese di età compresa tra i 33 e i 54 anni, principalmente dediti all’attività di allevatori e coltivatori diretti, in gran parte specializzati nella commissione di rapine e nell’utilizzo di armi anche da guerra – in grado di svolgere attività preparatorie di mesi, precostituendosi alibi e reperendo i succitati veicoli (2 dei quali oggetto di furto nell’ottobre scorso in Siena, utilizzati per bloccare il transito dei furgoni portavalori e dati alle fiamme nella circostanza). Certosina è stata l’attività che ha consentito in maniera efficace di ricostruire i transiti dei veicoli di interesse ed i movimenti in diverse province tra le regioni Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Umbria e Sardegna.

Le ceneri del colpo

In pochissimi giorni, sono state recuperate, in zone particolarmente impervie e di difficile accesso della provincia pisana, le 3 auto utilizzate per la fuga. Di significativo rilievo anche i tempestivi riscontri forniti dal raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche. Le indagini hanno infatti consentito di sottoporre a STUB, analizzati dal RIS di Cagliari, due indagati, e di perquisire le pertinenze di un indagato permettendo il recupero di significativo materiale probatorio.

In particolare, tra ceneri ancora calde di un fuoco, sono stati rinvenuti e repertati i resti di un telefono cellulare, “burner phone” o “citofono”, privo di collegamento internet, risultato, a seguito delle indagini tecniche delegate al RIS di Roma dello stesso modello dei burner phone usati per coordinare l’azione dei rapinatori.

Sulla scorta delle indagini è stato possibile appurare che gli indagati, per eludere sospetti, si erano accuratamente organizzati in partenze scaglionate dalla Sardegna sbarcando in porti differenti nei giorni antecedenti la rapina ai portavalori, rientrando sull’isola all’indomani dell’evento in diversi scali marittimi.

Il palo della rapina e l’anziano

Inoltre il componente del gruppo criminale individuato quale “palo” trascorreva più di 3 ore all’interno del proprio veicolo parcheggiato nei pressi della rotonda di immissione sull’Aurelia ed effettuava una telefonata nel momento esatto in cui partivano i portavalori. Il più anziano degli indagati, stanziato ormai da anni nell’entroterra pisano, ha fornito ospitalità e sostegno logistico agli altri coindagati, permettendo loro di occultare le due Volvo, fornendo altresì rifugio la notte successiva all’assalto dei furgoni portavalori ed impegnandosi al fine di occultare, mediante il loro abbruciamento, le tracce del reato.

Armi ed esplosivi

Le esigenze cautelari sono state motivate con diversi fattori. Gli indagati possano compiere altri reati della stessa specie e comunque altri gravi delitti con uso di armi  o esplosivi, di cui essi hanno dimostrato di avere la disponibilità in notevole quantità e diversa tipologia, evincendosi altresì la notevole risolutezza e determinazione con cui è stato posto in essere l’assalto, essendo gli attuali indagati stati in grado di ridurre all’impotenza più addetti alla vigilanza ognuno dei quali dotato di arma. Dalla non comune capacità organizzativa con la quale sono stati pianificati nel tempo i delitti (mediante viaggi, sopralluoghi, noleggio di veicoli, reperimento di ulteriori veicoli sottratti a terzi e di armi).

Un piano studiato dal settembre 2024

Dunque la rapina perpetrata in San Vincenzo è stato il risultato di una lunga attività di preparazione, iniziata quantomeno nel settembre 2024 quando venivano eseguiti i furti a Roma dei mezzi nonché con l’attivazione delle utenze inserite nei “burner phone” utilizzati, solo per i 4 giorni strettamente a ridosso della rapina, per mantenere in maniera occulta i contatti in concomitanza con la commissione dei reati e con i numerosi sopralluoghi effettuati da taluni degli indagati, giunti appositamente nel continente nei vari mesi in diverse composizioni, essendosi essi preoccupati di precostituirsi un alibi che potesse localizzarli lontano dal luogo di compimento dell’azione criminosa (come ad esempio quello di presenziare ad una concomitante fiera in Umbria ovvero quello di acquistare un macchinario agricolo in Emilia Romagna), alibi smentiti radicalmente dalle risultanze investigative;

Dalla personalità di taluni degli indagati, i quali annoverano tra l’altro precedenti penali specifici per detenzioni illegali di armi, esplosivi e rapine. Nel rispetto dei diritti delle persone indagate, sono da ritenersi presunte innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari – sino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.

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