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mercoledì, Maggio 8, 2024
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«Avemmo l’autorizzazione da Riccio», il delitto Malavita spiegato dall’ex ras

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L’omicidio di Pasquale Malavita a Villaricca consacrò il passaggio della Vanella Grassi nel fronte scissionista. A spiegare ai magistrati quale fu il contesto entro cui maturò il delitto e i motivi che portarono alla morte del ras, un tempo molto vicino al fondatore della stessa Vanella Salvatore Petriccione, è stato suo nipote Antonio Accurso. Tre giorni fa per quel delitto (per cui sono già stati condannati Mariano Riccio, Fabio Magnetti, Umberto De Vitale e Alessandro Grazioso-leggi qui l’articolo) è stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare anche Giacomo Migliaccio, luogotenente di Mugnano dello stesso Riccio all’epoca reggente degli Scissionisti. L’uomo è gravemente indiziato, in concorso, di omicidio volontario aggravato per aver agito con premeditazione e per motivi abietti o futili, lesioni personali aggravate, detenzione e porto abusivo di armi, reati tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Malavita trovò la morte perchè si sarebbe lamentato con sodali della Vanella Grassi di non ricevere un adeguato “stipendio”. Questi ultimi, timorosi di un’eventuale collaborazione con la giustizia del Malavita, avrebbero richiesto ed ottenuto dai vertici del clan Amato-Pagano, tra i quali anche il Migliaccio, l’autorizzazione ad eliminarlo.

Le dichiarazioni di Accurso sulla morte di Malavita

Accurso è tra i primi a raccontare quello che sa di quell’omicidio:«Nel 2010, almeno così mi venne riferito, Malavita cominciò a lamentarsi del fatto che con i soldi che gli davamo non ce la faceva: in qualche circostanza ventilava anche la possibilità di collaborare con la giustizia. A questo punto Rosario Guarino decide di eliminarlo, mentre Salvatore Petriccione stava in carcere, come me. Guarino ne parla con altri della Vinella, tra cui Fabio Magnetti, e poi decide di rivolgersi a Mariano Riccio per avere l’autorizzazione a commettere l’omicidio, perché bisogna ricordare che all’epoca noi della Vinella eravamo un sottogruppo degli Amato-Pagano. Guarino andò da Mariano Riccio e parlò con lui, non so dire chi accompagnò il Guarino e chi stava eventualmente con Riccio. Questi si trovò d’accordo sulla proposta e disse che avrebbe attirato lui in trappola il Malavita convocandolo per un appuntamento. La persona che doveva convocarlo e portarlo al cospetto del Riccio era Tonino ‘o curt, detto anche O’ Aids. Il progetto era di intercettarlo per strada e ucciderlo, poiché il Malavita doveva spostarsi da Qualiano, dove faceva la latitanza essendo colpito da un ordine di esecuzione per fine pena, ed arrivare a Melito. Il gruppo di fuoco della Vanella Grassi doveva essere composto da Fabio Magnetti e Alessandro Grazioso e lo doveva intercettare prima, per strada. Anche Mario Pacciarelli venne coinvolto dal Guarino in questo omicidio, venne infatti incaricato di portare le armi che dovevano arrivare sul posto disarmati e ricevere le armi dal Pacciarelli, non so di preciso di quali armi si tratti. So che Pacciarelli non ha assistito al momento esecutivo dell’omicidio, perché il gruppo di fioco lo lasciò indietro, prendendosi le armi, per timore di perdere Malavita».

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Il retroscena raccontato da Guarino

Tra coloro che hanno tirato in ballo Migliaccio c’è proprio Rosario Guarino ‘Joe Banana’, ex colonnello della Vanella Grassi a sua volta tirato in ballo da Accurso:«Fabio Magnetti mi spiegò la dinamica: mi disse che per sbaglio venne colpito anche Antonio Vanacore peraltro inconsapevole, per come ho spiegato. Mi disse che l’avevano intercettato nei pressi della Rotonda di Villaricca e che i primi due colpi erano stati esplosi all’altezza delle schiena, in alto; poi Pasquale Malavita cadde. Fabio Magnetti scese dallo scooter e lo finì con i colpi alla testa; il revolver aveva sei colpi. Dopo due giorni Giacomo Migliaccio mi incontrò a Melito nei pressi del garage dove c’è il bar ad angolo ed ironizzò sul Malavita dicendo: “Ma non doveva venire a parlare con noi?” e si chiuse il discorso di Pasquale Malavita».

 

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