Sono 78 gli indagati dalla Guardia di Finanza di Rimini nel corso dell’inchiesta Free Credit. Di loro, otto sono in carcere e quattro ai domiciliari. L’operazione ha portato alla luce una maxi truffa ai danni dello stato per 440 milioni di euro. Si trattava di fondi destinati ad aiutare le imprese in difficoltà per il Covid e finiti in modo illecito nelle mani di professionisti, commercialisti e imprenditori che non rientravano tra i beneficiari. “Il Covid mi ha portato bene economicamente parlando”, si sente nelle intercettazioni. “Non so più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo”, le parole di un indagato intercettato dai finanzieri che, durante la perquisizione, hanno trovato anche delle valigie piene di banconote. Più di 100 le società create per ricevere il bonus.
Un altro indagati, asseriva: “Cioè, lo Stato italiano è pazzesco. Vogliono essere fregati praticamente”. A dire la frase un’amministratore che i finanzieri ritengono essere tra i principali promotori dell’associazione a delinquere. Tra gli indagati, nove avevano presentato domanda di reddito di cittadinanza mentre altri tre avevano precedenti per associazione di stampo mafioso. Il gruppo agiva in tutta Italia: gli avvisi di garanzia sono stati spediti in Emilia-Romagna, Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto.