Luisa De Stefano sta svelando i segreti dell’alleanza criminale di Ponticelli in diversi verbali rilasciati alla Procura di Napoli. La pentita si è autodefinita una dei capi dell’organizzazione camorristica formata da diverse famiglie di Napoli est entrando nel merito dell’organigramma. Le sue rivelazioni saranno poi vagliate dal pm Simona Rossi della Dda, inoltre, le persone citate nei verbali non sono oggetto di nuove indagini.
Già dall’ottobre del 2024 De Stefano ha parlato della genesi e le ragioni dell’accordo tra clan: «Il cartello è nato anni fa, almeno tre anni prima del mio arresto, che è avvenuto nel 2018 per il duplice omicidio Cepparulo-Colonna, forse anche prima, nel 2014. La confederazione raggruppa gruppi criminali che si proponevano i medesimi obiettivi; da un lato la guerra ai Bodo, alias con cui sono conosciuti i De Micco; dall’altro, la contrapposizione ai Mazzarella. Quanto ai Bodo, voglio precisare che i De Luca Bossa Minichini volevano vendicare l’omicidio di Antonio Minichini. Da parte nostra, c’erano stati dei problemi con i Bodo con riferimento alle piazze di spaccio del Rione De Gasperi, riconducibili alla mia famiglia. I De Micco volevano la settimana sulle piazze e volevano imporre il loro stupefacente sulle nostre piazze. All’epoca anche Carmela Ricci aveva problemi con i De Micco sempre per le piazze di spaccio».
La donna, conosciuta nell’ambiente criminale come la pazzignana, avrebbe svelato i nomi degli esponenti di vertice dell’alleanza di Ponticelli: «Il direttivo del cartello era composto dai capi dei singoli gruppi criminali che vi partecipavano. Io “mi sedevo” con Ciro Rinaldi per il clan Rinaldi; Giuseppe De Luca Bossa e Francesco Audino per i De Luca Bossa, Michele e Alfredo Minichini per il clan Minichini, Giuseppe Righetti, detto Peppe ‘ blob per i Casella, Antonio Acampora detto zio Tonino per gli Aprea. Anche Gennaro Aprea, detto il nonnetto, partecipava alle riunioni. A rappresentare Marigliano, Luigi Esposito e per i Sibillo Ciro Contini e Francesco Pio Corallo».