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mercoledì, Aprile 16, 2025
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Camorra di Pianura, il racket sulle piazze di spaccio e la stesa dopo il pestaggio

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Imponevano il racket sulle piazze di spaccio di Pianura e chi non pagava veniva punito. Il retroscena emerge dall’inchiesta che ha portato all’arresto di 11 soggetti ritenuti vicini ai clan Carillo-Perfetto che Marsicano-Esposito-Calone (eredi dei Mele).

Tra i soggetti vittime del pizzo sulle piazze di spaccio ci sono i Luongo. Vitale Luongo ed il figlio Antonio erano già stati indagati in altri indagini sulla vendita di droga nel quartiere ad Ovest di Napoli. Nell’ultima inchiesta emerge che era imposta la tangente sullo spaccio da entrambe le fazioni che si contendevano il controllo di Pianura: sia i Carillo-Perfetto che gli antagonisti.
Sono emblematiche le parole di Antonio Carillo il quale nell’ottenere conferma, dal diretto
interessato, che battevano cassa anche «quegli altri», minaccia inizialmente di sparargli
qualora avesse continuato a pagare pure la concorrenza. Poi, però, ripiega in un
«suggerimento» più diplomatico: fare in modo di non scontentare nessuno.

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Il giorno 17 aprile 2023 numerosi colpi d’arma da fuoco furono esplosi all’indirizzo della abitazioni della famiglia Luongo i cui componenti sono conosciuti con il soprannome di “nirone”. A scatenare l’agguato fu il rifiuto di uno di loro a corrispondere le quote estorsive richieste da Emanuele Marsicano.

I Luongo dunque erano costretti a dare una quota degli introiti ai due clan rivali, che ammontava a circa 300 euro.

Tramite le intercettazioni viene ricostruito un episodio che vede protagonista anora Luongo, reo di essere in ritardo col pagamento a causa di un ricovero in ospedale. Per il boss Marsicano, però, la degenza non giustificava il ritardo quindi incaricò un suo affiliato di tornare là e “portarlo finito”, sollecito che avrebbe di certo indotto il moroso a saldare i ratei insoluti.

Marsicano viene informato che un suo uomo, Salvatore Luongo detto «il francese», era stato malmenato da «Calimero» e dal figlio di Vitale Luongo. Appresa la notizia, chiama il boss ordina di tornare sul posto assieme al «francese» e fare una violenta rappresaglia.
La finalità è duplice: vendicare l’affronto subito, dato che Salvatore Luongo pur essendo
imparentato col «nirone» è uomo del gruppo Marsicano, costringere una volta per
tutte i Luongo a pagare.

Il giorno successivo viene effettuata una stesa in via Domenico Padula con l’esplosione di undici colpi calibro 9 all’indirizzo della palazzina abitata dai «nironi». Nella circostanza, il “francese” aprì il fuoco mentre l’altro guidava lo scooter. Marsicano al fine di neutralizzare un eventuale esame stub, raccomandò a lui di lavarsi con la coca cola e al sodale, autore materiale degli spari, di urinarsi sulle mani per eliminare le tracce: “Se è stato lui fatti un bagno con la coca-cola. eh e a iss fagli fa la pipì sopra le mani!!”. 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiano Il Roma
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