L’ultima Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia per la prima volta condensa i dati e le informazioni relativi tanto al primo che al secondo semestre dell’annualità di riferimento, nella fattispecie il 2024, che è anche l’ultimo esercizio chiuso. Si tratta di una assoluta novità, se si considera che sinora il documento veniva invece pubblicato a distanza di un anno e anche più dallo spirare del periodo in rilievo, costituito per giunta da un unico semestre.
La significativa riduzione di questo gap temporale consente di disporre di un resoconto “ravvicinato” e relativo ad un arco diacronico maggiormente significativo, a tutto beneficio dell’Autorità politica, magistratuale, prefettizia e degli altri stakeholder istituzionali, oltre che dei media, che dalla Relazione attingono per le rispettive finalità.
La presenza del clan fuori Regione
Nel solco delle innovazioni introdotte con le più recenti versioni, anche la struttura dell’odierna Relazione è stata inoltre snellita ed impostata sulle matrici mafiose, perché, atteso che i clan hanno infiltrato i contesti economici anche fuori dalle Regioni di origine, non si può guardare alla delinquenza organizzata solo volgendo lo sguardo verso i territori del sud Italia.
Sarebbe ormai desueto parlare ancora, ad esempio, di sodalizi in Calabria, in Sicilia o in Campania in quanto bisogna più che mai abituarsi a considerare appunto le matrici mafiose della ‘ndrangheta, di cosa nostra o della camorra, aldilà dei confini locali, non trascurandone altresì la proiezione internazionale.
La complessità dei gruppi mafiosi
L’intento è dunque quello di descrivere l’operatività delle conventicole mafiose nel loro complesso declinandone poi le presenze a livello territoriale, lo specifico modus operandi adottato nei vari contesti d’area, dando risalto alla descrizione delle azioni di contrasto di tutte le componenti del sistema antimafia.
Ciò si accompagna ad una rinnovata rappresentazione grafica della presenza mafiosa, conseguente all’avvertita esigenza di rendere le dinamiche criminali più facilmente ed immediatamente intellegibili al lettore. Non si tratta solamente di migliorare un’estetica grafica, ma di adeguare le mappe secondo standard di visualizzazione più moderni a vantaggio della chiarezza del dato informativo e della sua aderenza al fenomeno rappresentato, nel tentativo di ricostruire un “quadro di riferimento” delle diramazioni dei clan nel territorio nazionale il più possibile esaustivo e preciso sulla base delle risultanze informative raccolte nel tempo dagli organi investigativi delle Forze di polizia.
Le mappe delle mafie
Diversamente, il contenuto testuale è incentrato solo sulla descrizione del “quadro di aggiornamento” rilevato nel torno temporale in esame, andando a dettagliare specificamente gli elementi di novità rilevati rispetto alle mappe grafiche che, come detto, sintetizzano visivamente tutte le informazioni sui gruppi criminali stratificate nel tempo.
Nella riferita prospettiva globale delle mafie sono state avviate collaborazioni interistituzionali per procedere alla traduzione dell’elaborato in varie lingue straniere, per rendere maggiormente accessibile anche all’estero la portata dell’azione antimafia condotta dalle Istituzioni italiane nell’ambito di un modello di prevenzione cui gli altri Paesi sempre più mostrano di volersi ispirare: proprio l’armonizzazione degli istituti normativi interni e delle procedure repressive messe in campo dai singoli Stati è la chiave per consentire alle
rispettive Autorità nazionali di operare con un coordinamento maggiormente efficace nella lotta alla criminalità mafia style.
“Follow the money”
Sulla copertina è impressa l’opera dell’artista contemporaneo Rosario Oliva – realizzata per il calendario della DIA – che riproduce una skyline di grattaceli e palazzi della finanza e del business la quale, rispecchiandosi nell’acqua, mostra in modo speculare un riflesso con-
trapposto fatto di banconote, lingotti, cumuli di monete e, tra queste due realtà strettamente collegate, si inserisce il motto “Follow the money” che incarna l’ineludibile strategia investigativa nella guerra alle mafie. Se è vero che il denaro rappresenta la principale risorsa utilizzata dalla criminalità organizzata per consolidare il potere e accrescere la propria influenza, allora esso costituisce anche un mezzo “da
seguire” per individuare i veri responsabili delle condotte illecite, beneficiari effettivi dei profitti di reato.
Il tracciamento e l’analisi dei flussi finanziari rappresentano dunque una metodologia centrale nel contrasto alle mafie, non solo nella sua dimensione repressiva ma anche in quella prevenzionale.
Le interdittive antimafia
Per tale motivo, un’attenzione particolare nel presente lavoro è stata riservata anche alle risultanze tratte dalle interdittive antimafia emesse dalle Prefetture, con numerosi richiami nei vari capitoli che, sotto questo profilo, presentano una sorta di fil rouge che lega tutto il documento.
Sono, infatti, questi istituti amministrativi che maggiormente caratterizzano il dispositivo nostrano di argine alle mafie, in quanto consentono un intervento anticipato e particolarmente efficace nell’ambito di una architettura istituzionale che è considerata all’avanguardia nel panorama internazionale. Mi riferisco qui alla documentazione antimafia e anche alle altre misure amministrative di prevenzione, adottate dai Prefetti e da altri Organi competenti, che consentono in generale di assicurare il tempestivo intervento nei confronti del pervasivo fenomeno della penetrazione della criminalità organizzata nell’economia legale.
Un archetipo che si è andato affinando con novelle legislative finalizzate a salvaguardarne l’efficienza, ma al contempo orientate alla tutela dell’attività delle imprese. Sotto quest’ultimo aspetto, se i provvedimenti interdittivi determinano una particolare forma di incapacità giuridica con la conseguente insuscettibilità del soggetto destinatario ad essere titolare di situazioni giuridiche soggettive che implichino rapporti giuridici con la pubblica Amministrazione, la ratio dei più recenti arresti normativi è sempre più rivolta al reinserimento delle aziende nel circuito imprenditoriale, una volta depurati gli aspetti di interferenza con soggetti o gruppi delinquenziali.
Infatti, oltre a innovare il meccanismo procedurale per le interdittive (si pensi al contraddittorio e alle ipotesi di self cleaning dove si intendano eliminare le condizioni di esposizione dell’impresa al rischio di contaminazione), il Legislatore ha inteso diversificare gli strumenti per neutralizzare le infiltrazioni illecite nella consapevolezza che, per porre un freno all’inquinamento dell’economia sana, occorre disporre di meccanismi di prevenzione capaci di graduare gli interventi in base agli effettivi fattori di pericolosità, avendo il giusto
riguardo anche per le regole di libero mercato e per le ricadute produttive e occupazionali.
Il Direttore della DIA
Generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza
Michele CARBONE