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martedì, Aprile 23, 2024
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Accoltellato a Casavatore, identificati gli aggressori: sono tutti minorenni

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Un’indagine lampo. Quella degli uomini del commissariato di Secondigliano (guidati dal vice questore aggiunto Raffaele Esposito) che in nemmeno ventiquattro ore sono riusciti a identificare gli aggressori del 17enne accoltellato all’inguine due sere fa a Casavatore su Corso Europa (leggi qui l’articolo di lancio). I poliziotti sono riusciti a risalire ai responsabili e ad alcuni testimoni che hanno assistito all’aggressione: sono tutti minorenni. Secondo la prima ricostruzione il giovane, che era in compagnia di un’amica, sarebbe stato accerchiato da un gruppetto di coetanei dopo una lite per futili motivi. Una parola di troppo e uno del ‘branco’ avrebbe cacciato un coltello, arma che ha poi portato al ferimento del giovane poi trasportato d’urgenza al Cto di Napoli. In poche ore gli agenti di Corso Secondigliano sono riusciti a ricostruire la vicenda e ad identificare tutte le persone coinvolte in questa assurda vicenda. L’ennesima che vede come protagonisti minori.

 

L’articolo precedente. L’aggressione a Marechiaro, fermato il figlio di un boss dei Lo Russo

I ragazzi coinvolti nella lite di Marechiaro, terminata con due accoltellamenti, è cominciata sui social. Così quando si sono incontrati sugli scogli, uno di essi ha riconosciuto chi l’aveva offeso su Tik Tok ed Instagram (nove mesi addietro) e lo ha aggredito e quando stava per avere la peggio ha chiamato in soccorso l’amico che ha estratto dal costume da bagno il coltello. I due aggressori, mentre le persone presenti prestavano soccorso ai ragazzi accoltellati, si erano allontanati a nuoto e poi probabilmente con una barca. Dopo che sono scattate le indagini, sono stati individuati.

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Era iniziato tutto con uno scambio di insulti sui social. Dissapori fra adolescenti che per un certo periodo avevano frequentato la stessa ragazzina. Nove mesi dopo, i due si sono ritrovati uno di fronte all’altro a Marechiaro, sulla spiaggia dello Scoglione. Ed è scoppiata la violenta rissa culminata nell’accoltellamento di un sedicenne e un diciassettenne, entrambi ora ricoverati in gravi condizioni in ospedale.

Quello armato di coltello è finito in cella, con l’accusa di tentato omicidio. Ha sedici anni, è figlio di un soggetto condannato all’ergastolo come esponente del clan Lo Russo. Il suo complice, quello che aveva scatenato la rissa, è un sedicenne denunciato a piede libero, perché non c’è prova che abbia impugnato un coltello.

Sangue a Marechiaro: «Il coltello non era mio». Il figlio del boss di Miano respinge le accuse

Avrebbe respinto le accuse il giovane, classe 2005, ritenuto l’autore del ferimento di altri due ragazzi domenica scorsa sullo scoglione a Marechiaro. Il giovane, figlio di uno storico boss di Miano recentemente condannato, accompagnato dal suo legale avrebbe dichiarato che il coltello che avrebbe ferito gli altri due giovani non era suo e che sarebbe caduto a qualcun altro nella ressa scatenatasi sugli scogli. Il 16enne è ora in stato di fermo con l’accusa di aver tentato di uccidere i due giovani. Nelle prossime ore il provvedimento dovrà passare al vaglio del giudice per la convalida. L’amico che era insieme a lui è stato denunciato a piede libero. Sarebbe stato proprio quest’ultimo, poco meno di un anno fa, a litigare con uno dei due giovani feriti per questioni sentimentali legate ad una ragazzina. Intanto, secondo alcune indiscrezioni trapelate, alcuni giovani sarebbero stati convocati in questura a Napoli per essere ascoltati dagli investigatori. Il quadro è in piena evoluzione.

La mamma della vittima

«Mamma aiutami». Queste parole rimbombano ancora nella testa di Loredana Russo, madre del 16enne napoletano che, domenica, è finito in ospedale dopo essere stato ferito con violenza all’addome mentre si trovava sugli scogli di Marechiaro, a Posillipo. Ora che il figlio può essere considerato fuori pericolo, nonostante la prognosi riservata e il delicato intervento subito, Loredana racconta l’incubo vissuto dalla sua famiglia.

«Mi hanno telefonato domenica pomeriggio e, inizialmente, ho creduto si trattasse di uno scherzo. Erano circa le 16.30 quando ha squillato il mio cellulare e ho sentito la voce di un signore che mi riferiva dell’arrivo di un’ambulanza perché mio figlio era stato ferito e doveva andare in ospedale. Ricordo che la sua voce cercava di infondermi calma e ripeteva che non dovevo avere paura perché stavano aiutando mio figlio ma non riuscivo a crederci e, per qualche istante, ho pensato si trattasse di un brutto scherzo. Poi ho sentito la voce di mio figlio che gridava mamma aiutami e le sirene dell’ambulanza, a quel punto mi è crollato il mondo addosso».

«Non smetterò mai, nella mia vita, di dire grazie al signore che ha soccorso mio figlio, immediatamente dopo l’accoltellamento. Non ho capito se si tratta di un ristoratore o della stessa persona che mi ha parlato al telefono per avvisarmi dell’accaduto ma vorrei conoscerlo. Mi piacerebbe tanto poterlo guardare negli occhi mentre gli dico grazie e sarebbe il minimo da fare, perché ha salvato mio figlio e gli è stato vicino in quel momento così drammatico. Tutta la nostra famiglia gli è grata e appena mio figlio sarà dimesso, cercherò questa persona per conoscerla e abbracciarla». 

«Chi ha sbagliato deve pagare e deve assumersi la responsabilità delle sue azioni. Vogliamo che sia fatta chiarezza su ciò che è accaduto e che sia fatta giustizia perché l’aggressione che ha subìto mio figlio è stata brutale. Non si tratta di un taglio ma di una coltellata che ha letteralmente sventrato l’addome di un 16enne che non aveva fatto nulla. Non si può andare al mare per essere aggrediti da delinquenti e chi ha rischiato di uccidere mio figlio e gli altri ragazzi, deve pagare il suo conto alla giustizia».

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