Una chat di scuola tra studenti per decidere quale vittima di violenza sulle donne ‘meritasse’ più delle altre di essere uccisa.
È la scoperta fatta da una associazione, Women for freedom, associazione umanitaria impegnata nella lotta contro la violenza e la discriminazione di genere, che tre giorni fa ha messo sulle sue pagine social il singolare sondaggio che proponeva tra le scelte possibili Giulia Cecchettin, Mariella Anastasi e Giulia Tramontano.
“Chi tra queste meritava di morire?”, scoperto sondaggio choc sui femminicidi a scuola
Chiamati a rispondere a questo singolare quesito, “chi si meritava di più di essere uccisa?”, ragazzi di un istituto superiore di Bassano del Grappa, quasi coetanei di queste tre vittime.
“Abbiamo voluto dare risonanza a questa notizia resa pubblica da Rete Veneta, con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza che hanno le attività di educazione al rispetto e all’affettività nelle scuole e nella nostra società – scrivono oggi dall’associazione – il nostro intento non è quello di fermarci all’accaduto o di scoprire chi è stato, certi che la classe, il corpo docente e la famiglia sapranno gestire questo fatto molto grave. La nostra volontà è quella di mettere in risalto, ancora una volta, l’assoluta necessità di un reale cambiamento nella nostra società”.
“Noi intensificheremo le nostre attività sulla cultura del rispetto nelle scuole, nelle aziende e nella società. Ci viene in mente un proverbio africano: ‘Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio’ per dire che tutti noi siamo responsabili e possiamo fare la differenza con il nostro modo di essere, di esprimerci, di agire. E allora rimbocchiamoci le maniche”, si conclude il post.
“L’autore di questo sondaggio non ha commesso una bravata, ma manca completamente di empatia”
“È difficile perfino scriverlo. È difficile crederci. Perché questa non è solo una bravata di cattivo gusto – scriveva l’associazione nel post in cui ha pubblicato lo screenshot della chat – non è una battuta fuori luogo, ma una mancanza totale di empatia. È uno specchio rotto in cui si riflette una parte della nostra società che ancora non capisce, o non vuole capire, quanto sia profonda la ferita del femminicidio… Non basta dire ‘sono ragazzi’, perché chi crea un sondaggio del genere sa benissimo che sta ferendo. Sta scegliendo di calpestare il dolore… Ogni volta che minimizziamo, normalizziamo. Ogni volta che perdoniamo in silenzio, legittimiamo. Ogni volta che archiviamo, contribuiamo a costruire una società in cui il femminicidio non è un allarme sociale, ma una voce in più nella cronaca nera”.
Il ragazzo autore del sondaggio, intanto, si è scusato con una lettera. “Capisco il dolore, la rabbia e l’indignazione che ho provocato e, purtroppo, non ho giustificazioni nè spiegazioni. Sono mortificato per ciò che ho scritto e ritengo di dover porgere le mie scuse ai genitori di quelle donne, ai loro parenti e ai loro amici, a tutte quelle persone che hanno subito o subiscono episodi di violenza, alle mie compagne e ai miei compagni e a tutti coloro che restano giustamente sconcertati anche solo nell’apprendere simili notizie. Posso solo dire che tutto questo non era nelle mie intenzioni e che, in realtà, mancava una qualsiasi intenzione o un qualsiasi senso. Ho scritto senza pensare al significato delle mie parole, al loro peso e al loro valore”, le sue spiegazioni.