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venerdì, Maggio 10, 2024
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Clan e politica a Sant’Antimo, il boss Puca replica al gip:«False accuse»

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Si è avvalso della facoltà di non rispondere il boss di Sant’Antimo Pasquale Puca. O minorenne è indicato come l’anello di congiunzione della catena di malaffare che nei giorni scorsi ha portato al maxi blitz di Sant’Antimo. Ieri ha deciso di non rispondere alle domande. Non prima però di rilasciare al gip una breve dichiarazione riportata sulle pagine del quotidiano Il Roma. Assistito dal suo legale Vincenzo De Rosa il boss, accusato di due episodi di interposizione fittizia di beni aggravato dalle modalità mafiose, ha voluto replicare alle accuse.

La replica del boss di Sant’Antimo

«Mi vengono mosse delle contestazioni che non avrei mai potuto commettere dal momento che in quel periodo ero già ristretto al 41 bis. Qualcuno mi spieghi come avrei fatto. Si tratta di accuse assolutamente infondate». Due giorni fa era stato invece suo figlio Lorenzo, indicato come nuovo reggente del clan, ad aver dichiarato la propria estraneità ai fatti contestatigli. Puca Junior ha spiegato che alcune persone hanno agito spendendo indebitamente il suo nome e quello della sua famiglia per portare a compimento affari in forma privata e a titolo personale. Ad accusare i Puca è stato soprattutto il pentito ed ex ras della mala di Sant’Antimo Claudio Lamino che ha parlato anche dei loro rapporti con i Cesaro.«Non ho mai avuto contatti diretti e personali con Luigi Cesaro. So per certo che Pasquale Puca ‘o minorenne ebbe con lui un incontro nel dicembre 2008, in previsione della candidatura di Luigi Cesaro alla presidenza della Provincia di Napoli».

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Il racconto di Lamino

«Non ho mai sentito gridare così ad alta voce Pasquale Puca, come fece in quella circostanza a Sant’Antimo; in quel periodo, voglio precisare che ancora non era in corso la campagna elettorale e Luigi Cesaro era candidato alla presidenza. Dopo l’incontro, Pasquale Puca non mi riferì nulla dell’esito di quella riunione, ma dalla sua rabbia capii che le sue decisioni erano state osteggiate, nel senso che i Cesaro non avevano accettato di inserire nella lista elettorale le persone che Pasqualino aveva indicato».

 

 

 

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