Si aggravano le posizioni giuridiche dei 5 soggetti arrestati (un capoclan, una giovane donna e di due minorenni) in seguito all’agguato che ha colpito Umberto Catanzaro. Il giovane ha lottato come un leone in ospedale al Vecchio Pellegrini dov’era ricoverato dallo scorso 15 settembre, quando fu ferito nei Quartieri spagnoli di Napoli. Umberto non ce l’ha fatta. A scatenare il tutto, un video hot che ritrae la figlia del boss in compagnia del fidanzato 17enne, anche lui affiliato alla cosca: immagini che il ragazzo incautamente mostra ad altri, scatenando il desiderio di vendetta del padre-padrino.
Secondo la Procura mandante di quella ‘spedizione’ fu Salvatore Percich, volto conosciuto nella zona, la 21enne Anna Nesa di Napoli nonché due minori di 17 e 16 anni I provvedimenti, emessi rispettivamente dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e dalla Procura per i Minorenni partenopea, hanno quale comune denominatore l’omicidio di Umberto Catanzaro e il tentato omicidio del 17enne che era con lui. L’agguato avvenuto in via Conte di Mola nei quartieri Spagnoli. Gli indagati, tutti gravemente indiziati a vario titolo di omicidio aggravato dal metodo mafioso.
Il capoclan, malgrado fosse ai domiciliari, decise di occuparsi personalmente della spedizione punitiva: scese in strada con il figlio 16enne e una terza persona, e il gruppo di fuoco a bordo di uno scooter rubato crivella di colpi la Smart con a bordo il giovane reo.
Primo errore: a essere colpito gravemente all’addome non è il bersaglio, che rimanse incolume, ma un suo amico 23enne Umberto Catanzaro, morto oggi in ospedale.
Secondo errore: alla spedizione di morte dovevano partecipare come fiancheggiatori altri due affiliati di fiducia del boss, che però giunsero troppo tardi sul posto. Terzo errore: il 17enne scampato all’agguato decide di vendicarsi contro chi voleva ucciderlo, si mise sulle tracce di un esponente di punta del clan e gli òalle gambe: costui però era uno dei due ritardatari, quindi non aveva materialmente partecipato al duplice tentato omicidio.
La 21enne invece, ritenuta concorrente morale, avrebbe condotto uno degli autori minorenni in un B&B per consentirgli di travisarsi e partire con uno scooter al quale aveva coperto la targa per dare supporto ai complici nell’azione di fuoco.
Grazie alla meticolosa attività investigativa condotta dai militari della Compagnia di Napoli Centro, sia attraverso l’analisi dei sistemi di videosorveglianza cittadini e privati, sia attraverso le dichiarazioni di persone informate è stato possibile ricostruire il grave quadro indiziario in ordine al ruolo che ciascuno degli indagati avrebbe rivestito. Salvatore Percich è un volto conosciuto alle forze dell’ordine e indicato come esponente dell’omonima famiglia che, stando alle ultime informative, rappresenterebbe la testa di ponte del clan Mazzarella ai Quartieri spagnoli.
Gli arresti e i sequestri
Tutto questo complesso intreccio di violenza, rancori e sbagli è stato ricostruito dai carabinieri della compagnia Napoli Centro, che hanno eseguito quattro fermi emessi dalla Dda e dalla procura minorile. A finire in manette anzitutto il 46enne capoclan, insieme a una 21enne ritenuta concorrente morale per aver aiutato uno dei due fiancheggiatori tardivi a mascherarsi e coprire la targa dello scooter con cui giungere in via Conte di Mola, luogo della sparatoria.
Altri fermi sono scattati nei confronti di due indagati di 17 anni: il figlio del boss, componente del gruppo di fuoco, ora detenuto in Ipm, e uno dei due ritardatari, per il quale è stato disposto il collocamento in comunità. Il materiale sequestrato durante i fermi testimonia l’attività e le risorse del clan: un impianto con 18 telecamere che sorvegliavano una vasta area dei Quartieri spagnoli, 60 ordigni esplosivi ad alto potenziale, droga assortita (cocaina, marijuana, anfetamina), banconote per 12.400 euro e 536 dollari, una collana d’oro con crocifisso del peso di ben 124 grammi.
Chi era la vittima Umberto Catanzaro
Umberto Catanzaro era un calciatore di 22 anni con un passato nel Rione Terra e nella Paganese nel ruolo di attaccante esterno. Rimase ferito da un colpo d’arma da fuoco all’addome e trasportato d’urgenza al Pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini, dove era ricoverato in prognosi riservata. La Smart FourFour di Catanzaro fu ritrovata in via San Mattia con evidenti segni di violenza: diversi fori nella carrozzeria e tracce di sangue all’interno dell’abitacolo.
L’atleta, che aveva militato nel Rione Terra, squadra di Pozzuoli attualmente impegnata nel campionato di Promozione, e successivamente nella Paganese, formazione che oggi compete in Serie D, era ritenuto un talento emergente nel calcio dilettantistico campano.

