Un infarto e quattro arresti cardiaci, salvato in extremis. Defibrillato più volte dai medici che lo hanno riportato e tenuto in vita, ora ha inviato una lettera al Ministro della Salute per un encomio ai camici bianchi.
«Ero morto, è come se fossi resuscitato». Le parole di Damiano Odierna, vicedirettore Coldiretti, raccontano il confine tra la vita e la morte che si è disegnato nelle corsie del pronto soccorso del “Martiri del Villa Malta” di Sarno lo scorso 24 luglio. Quella linea sottile ha i volti di medici ed infermieri, l’odore del disinfettate, i suoni delle scariche del defibrillatore.
Colpito da un infarto e quattro arresti cardiaci, salvataggio record in ambulanza a Sarno
Damiano è a casa quando avverte un lancinante dolore al petto. I figli, Susy e Andrea, e la moglie Anna non ci pensano molto, quel dolore non lascia Damiano, gli spezza il fiato, e lo portano in ospedale. Arriva in codice rosso: è un infarto miocardico acuto. Viene stabilizzato, è pronto al trasferimento all’Umberto I di Nocera Inferiore per essere sottoposto a coronarografia urgente, ma in ambulanza arriva il primo di ben quattro shock cardiaci. Viene defibrillato una prima volta, riportato nella sala di pronto soccorso dove continua a lottare tra la vita e la morte e con lui i medici che non mollano.
Ci sono il rianimatore Salvatore Sorrentino, il cardiologo, Luigi Corrado, l’infermiera di rianimazione, Patrizia Terrone. Continuano le manovre senza sosta, Damiano sembra riprendersi, ma viene colpito da un altro arresto cardiaco. Perde conoscenza. Viene defibrillato per la quarta volta, apre gli occhi e prende ossigeno a pieni polmoni come se fosse appena risalito da una apnea. I medici lo salvano in extremis, lo stabilizzano e da lì la corsa verso Nocera Inferiore dove viene sottoposto ad intervento.
Le parole di Damiano Odierna: “E’ come se fossi resuscitato”
«Avevo una paura indescrivibile tutti i medici e gli operatori erano concentrati su di me – racconta Damiano – Quelli più vicini che mi rassicuravano erano il rianimatore Sorrentino e il cardiologo, Corrado. Il dottore Sorrentino, durante le manovre, per tranquillizzarmi, mi diceva che ero solo svenuto, in realtà continuavo ad avere arresti cardiaci. Mi hanno riportato in vita più volte. Quanto accaduto ha fatto emergere un caso esemplare di sanità pubblica, dove competenza ed abnegazione hanno fatto la differenza. Ho chiesto formalmente al Ministro ed ai vertici dell’Asl di Salerno che venga conferito un encomio pubblico ai medici ed a tutto il personale coinvolto per l’impegno instancabile e la straordinaria efficienza clinica. Nella situazione più critica della mia vita, questi professionisti non solo hanno agito con impeccabile perizia, ma hanno anche dimostrato una dedizione assoluta al servizio pubblico, che merita un riconoscimento formale da parte delle istituzioni sanitarie e dello Stato. Vorrei fosse accolto anche l’appello a potenziare i pronto soccorso, dove spesso c’è carenza di personale, gli accessi sono tantissimi e si lavora in trincea. Abbiamo operatori sanitari eccellenti, garantiscono prestazioni e salvano vite, che tutti siano messi nelle condizioni di operare in serenità».
“Sono commosso per il gesto del paziente”, le parole del rianimatore Sorrentino
«Sono commosso per questo gesto carico di significato, non era mai accaduto che un paziente chiedesse un encomio pubblico – ha sottolineato il rianimatore Sorrentino – Ci sono spesso arrivate lettere di ringraziamento. Il paziente è arrivato in codice rosso ed è stata avviata la procedura per la coronarografia. In ambulanza, pronto per il trasferimento, ha avuto una aritmia maligna, una fibrillazione ventricolare. L’ho defibrillato, ma siamo dovuti tornare in pronto soccorso e, mentre praticavo il massaggio ha avuto altri shock cardiaci. È stato sottoposto a terapia con farmaci anti aritmia. Quando riprendeva coscienza era molto spaventato, ed ho cercato di tranquillizzarlo, era molto importante anche questo aspetto. Noi facciamo ogni giorno il nostro dovere che è quello di salvare vite umane. Io cerco sempre di trattare i pazienti come se fossero miei familiari, e spero che venga capito. Siamo qui per aiutare i pazienti».


