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venerdì, Marzo 29, 2024
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Colpo ai Sibillo, in un colloquio in carcere la richiesta di aiuto ai clan di Miano

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Si erano ritrovati senza armi e con il fianco scoperto.  E’ questa la ‘fotografia’ del clan Sibillo all’inizio del 2019. Scenario emerso dagli atti dell’inchiesta che nei mesi scorsi ha scompaginato il gruppo di vico Santi Filippo e Giacomo. Un clan senza capi di rilievo fuori dal carcere ‘costretto’ a dover utilizzare mogli e compagne dei ras detenuti per continuare a raccogliere il giro di estorsioni (leggi qui l’articolo sulle estorsioni). In quel momento le uniche persone ‘libere’ del clan sono Emanuele Irollo e Fabio Rivieccio. Lo stesso Irollo, per cercare di contrastare i Mazzarella (leggi qui l’articolo) che ormai avevano conquistato la zona di San Gaetano, decide di entrare in contatto con soggetti di Miano, chiamati ‘samurai’.  Ciò per ottenere il supporto di questi ultimi nel conflitto. Presi contatti, chiama Alberto Volpe (anch’egli arrestato nel blitz) per metterlo a conoscenza dell’accordo raggiunto.

Il contatto con Miano preso dal ras Irollo: «Scendono i samurai»

Particolarmente inquietante il passaggio in cui Irollo assicura Volpe che «Domani scendono i Samurai». Le conversazioni successive, tutte relative all’organizzazione di un incontro con i  malavitosi di Miano, permettono anche di comprendere come Volpe sia stato più volte fatto segno di atti intimidatori. Raid eseguiti dai Mazzarella («botte sotto al balcone, Mercedes bruciato giù, imballato, 20mila euro di macchina fratello fatta saltare in aria»). Perfino mentre Volpe si sta recando all’appuntamento con Irollo, viene registrata la presenza di appartenenti al clan Mazzarella. Ciò avviene nei pressi dell’abitazione del ras dei Sibillo. «Che ne so io Emanuele… te lo ha detto che è venuta la compagna mia qua giù, sta proprio un bordello qua!».

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Il colloquio in carcere con il ‘Nannone’

Proprio la guerra contro i Mazzarella è al centro di un’altra intercettazione in carcere dove protagonista è Antonio Napoletano, il famigerato ‘Nannone’ a cui il reggente del gruppo espone il momento di difficoltà. «Questi quattro scemi ci hanno lasciati zero a zero (senza armi) e ora per forza mi deve dare qualcosa perché io che devo fare. Però io sono il primo che li vuole mettere il pesce in bocca fratello, lo sai bene che li schifo a morte, però purtroppo sto con le spalle in faccia al muro. Io sto a San Gaetano fratello, non mi sono mosso. Purtroppo quei quattro scemi lo hai visto cosa hanno combinato. Hanno fatto l’ultima, non abbiamo più niente (armi) abbiamo le mollette, ora da me che vuoi, purtroppo questo è». Guerra che, per il ras, si poteva combattere con l’apporto dei ‘samurai’ provenienti da Miano.

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