L’estate nasconde dei pericoli anche per coloro che passano le calde giornata al mare. Quelli che molti chiamano congestione è propriamente detta la sincope da immersione rapida in acqua, specialmente fredda, caratterizzata da riflessi neurovegetativi che possono causare anche morte per arresto cardiorespiratorio o annegamento. La temperatura del nostro corpo si aggira attorno ai 37°C, mentre quella del mare, lago o fiume, solitamente sui 18. Lo sbalzo è molto eccessivo secondo una spiegazione medica: “il meccanismo comincia con una vasocostrizione, che a sua volta provoca riflessi a livello di tronco dell’encefalo.
In quegli attimi vengono interessati sia i centri di regolazione cardiaca che quelli respiratori (arresto cardiorepiratorio). Se invece non sono coinvolti i centri bulbari in modo letale, l’arresto di circolazione e di ossigenazione provoca comunque una sincope con perdita di coscienza”.
MALORI DOPO I TUFFI IN MARE, LA SINCOPE
Quella che dunque, viene impropriamente definita come congestione, in realtà è proprio la sincope (o sindrome) da idrocuzione. Si tratta dell’impatto brusco della cute con l’acqua fredda che provoca un violento e transitorio riflesso vagale che riduce drasticamente la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa.
Se questa condizione dura più di qualche secondo si può arrivare alla perdita di coscienza, rischiando così la morte per annegamento. I medici consigliano di entrare in acqua un po’ alla volta così da evitare sbalzi termici e bagnandosi gradualmente quando si è in presenza delle condizioni prima descritte. E ricordate la prudenza non è mai troppa perché la sincope da idrocuzione può essere fatale.