Vi sarebbero dei telegrammi che nasconderebbero minacce dietro la decisione di Luca Esposito, genero di Patrizio Bosti, di interrompere la sua collaborazione con la giustizia. La notizia del suo ‘ripensamento’ anticipata da Internapoli nelle scorse settimane (leggi qui l’articolo). Esposito è difeso dagli avvocati Raffaele Chiummariello e Nicola Pomponio. Ieri in aula un’altra sorpresa quando il sostituto procuratore Ida Teresi ha consegnato al gip Maria Laura Ciollaro un’informativa della Squadra Mobile di Napoli che ha indagato su presunte pressioni che Esposito avrebbe ricevuto attraverso i media, direttamente in carcere e anche mediante dei telegrammi inviati dal suocero, finalizzate, è l’ipotesi degli inquirenti, a inibire la sua volontà di rivelare i fatti di sua conoscenza. Se le minacce dovessero essere confermate, si spiegherebbe così la sua «retromarcia».
Il genero di Bosti smentisce le ‘pressioni’
Esposito, collegato in videoconferenza dal carcere di Terni, però, ha smentito di avere subito pressioni per poi dichiarare, poco dopo, di non avere intenzione di avviare un percorso di collaborazione con la Giustizia. Il genero di Bosti ha però ribadito:«Ho ricevuto solo telegrammi, d’affetto, da mio suocero Patrizio Bosti – ha sottolineato l’imputato durante l’udienza – nessuna minaccia, né in carcere, né dalla mia famiglia». Esposito ha anche voluto affermare di non essere a conoscenza delle indagini della Polizia di Stato i cui risultati sono stati raccolti in una sessantina di pagine che il giudice, dopo averle acquisite dal pm, ha subito voluto mettere al vaglio del collegio difensivo.