17.2 C
Napoli
martedì, Aprile 16, 2024
PUBBLICITÀ

Convento Francescano a Giugliano, la gestione della Chiesa affidata al Parroco di San Marco

PUBBLICITÀ

Si è manifestato a Giugliano per un altro disagio Ma è ancora chiuso il Convento Francescano

Sbagliati i tempi e le modalità di questa improvvida transizione

PUBBLICITÀ

Evidente carenza di attenzione da parte di Santa Maria La Nova

di Emmanuele COPPOLA

Trascorre lenta, la Storia, sul territorio di Giugliano, con risultati che arrivano quando sembra che se ne siano perdute le tracce, tali da potersi considerare perlopiù anacronistici. Ma noi, lasciati ai margini della strada, spettatori di ogni sorta di sterile protesta viscerale, siamo abituati ad aspettare, riuscendo a razionalizzare i ritardi, purtroppo spesso anestetizzati dal naturale processo dell’oblio, come dire ancora che le ferite si rimarginano con il trascorrere del tempo.

Possiamo estendere questo assunto assolutorio a tanti esempi di insoddisfazione sociale che periodicamente ci sono stati riversati addosso, e contro i quali siamo insorti generosamente, nell’immediato, protestando il nostro sacrosanto diritto ad essere ascoltati per un improbabile ravvedimento tardivo, quasi sempre perché non eravamo stati interpellati nella segreta fase cruciale delle decisioni politiche ed amministrative da adottare a favore o a scapito del nostro territorio, inteso perlopiù come terra di nessuno.

Parlo genericamente di tutto quel che accade a Giugliano, facendo memoria degli eventi più disastrosi che si sono verificati sul nostro territorio, perlomeno negli ultimi quarant’anni, tradotti in scelte di mancato sviluppo urbanistico, in massacrante ignoranza culturale, in dilagante microcorruzione amministrativa in abito imprenditoriale, in incapacità di leggere il futuro del paese per il bene degli altri che non fossero clienti e familiari sodalizzati dinasticamente in associazioni economiche. E dico ‘‘paese’’, proprio perché non si è fatto niente per fare diventare ‘‘città’’ questo trascurato, e pur prezioso, agglomerato di luoghi e vicoli di tufo che generosamente si vorrebbe nobilitare con la difficile ed improbabile ricerca delle sue più antiche radici storiche, che non siano i fasti archeologici di Liternum e della Magna Graecia, fino al V secolo, e poi quelli del nostro tardo Feudalesimo territoriale.

Ma questa è la Storia che, al momento, non ci interessa, trovandoci esposti a discutere di una attualità che più da vicino ci appartiene, perché costretti a viverne il disagio, con allusioni agli eventi degli ultimi cinquant’anni, dal confine di transizione sociale tra il paese e la mancata città di Giugliano.

Entro tali confini cronologici potremmo parlare di tutto e di più, per ritrovarci infine insoddisfatti a considerare quanta poca strada sia stata fatta in direzione del presente, e meno ancora verso un futuro che ancora cerchiamo di intravedere tra le nebbie che avvolgono quanti continuano a remare verso l’Isola che non c’è. E così, periodicamente, ci siamo assuefatti a protestare, con focose fiammate di insofferenza civile, sempre contro, e quasi mai per qualcosa, perché – si è detto – questo paese non ha la coscienza di un popolo. Ma, a pensarci bene, quando si protesta contro qualcosa, forse lo si fa anche per una più nobile finalità sottesa, cioè per avere qualcosa, per rivendicare un diritto, per riscattare una perdita, per denunziare un tradimento. Protestare, in fondo, è anche un diritto sancito dalla Costituzione, nel senso di manifestare il proprio pensiero entro l’argine delle previste modalità civili e democratiche. Ma, purtroppo, manifestare non significa ottenere qualcosa, come ci è stato ampiamente dimostrato dalla trentennale questione delle discariche. Si è inoltre protestato ideologicamente su altre importanti questioni di sviluppo territoriale, che di fatto non hanno prodotto niente: la viabilità urbana, la razionalizzazione dell’edilizia di periferia, il Piano Regolatore, l’aeroporto (che comunque ci avrebbe danneggiati), il porto delle nebbie a Lago Patria (dentro o fuori le sue acque), le spiagge murate e l’occupazione delle dune ad uso di parcheggio, il vergognoso abbandono di Licola Mare, il Mercato Ortofrutticolo asservito alle logiche di spartizioni storicizzate, la dissoluzione programmata del cosiddetto centro storico (meglio dire ‘‘antico’’), l’auspicato crollo delle più antiche Masserie per scrollarsi di dosso qualsiasi responsabilità culturale, il fantasma della cosiddetta Area di Sviluppo Industriale, l’incapacità politica di non pretendere niente di concreto dalla Regione Campania e dalla Città Metropolitana a fronte della forzata occupazione del nostro territorio, la fuga delle strutture dirigenziali della sanità con quell’ospedale di là da venire, il fantasma dei fabbricati sottratti alla criminalità organizzata ed incredibilmente abbandonati alle ortiche, l’incresciosa perdita del Tribunale istituito nel 1998 e che doveva essere costruito in Via Pigna,  in ultimo la diaspora degli studenti dell’Istituto Marconi ed il ritorno sulla monnezza di Taverna del Re.

* * *

A fronte di tutto questo, trascurato ed ormai quasi dimenticato, nei mesi di luglio ed agosto si è ritornato a far rivivere a Giugliano la passione per l’impegno civile, manifestando contro la chiusura del Convento Francescano, consequenziale all’allontanamento definitivo dei Frati da Giugliano dopo quattrocento anni. E si è protestato in piazza, con inusitata veemenza, in un paio di occasioni, e poi soprattutto sui cosiddetti ‘‘social’’, senza risparmiare nessuno, ora contro la Provincia Minoritica Francescana di Napoli, ora contro la Curia Diocesana di Aversa, con strali diretti formalmente contro i loro autorevoli rappresentanti (il Ministro Provinciale Carlo Maria D’Amodio ed il Vescovo Angelo Spinillo), ipotizzando ed invocando soluzioni immediate, originali ed anacronistiche, che non è il caso di approfondire in questa fase di lenta ed avanzata ricomposizione della crisi che si è formalizzata come necessario periodo di transizione della proprietà del complesso monumentale da un ente altro, poiché il Convento, con la chiesa e tutte le altre pertinenze esterne, è oggetto di donazione a favore della Diocesi di Aversa, per competenza giurisdizionale, trattandosi comunque di un bene ecclesiastico, sul quale nessun altro può vantare delle attese.

Tuttavia, la giusta protesta dei concittadini è stata motivata dalla immediata sospensione di tutte le attività religiose con la chiusura della Chiesa all’indomani dell’ultima Messa domenicale celebrata il 28 agosto dal Guardiano uscente, Padre Antonio Sannino, in un tripudio di commozione, con una straripante folla di fedeli che si è stretta attorno agli altri due Frati che avrebbero lasciato il Convento, l’anziano Fra Gaspare Saccone ed il sacerdote Padre Francesco Mauro Del Grosso.

La chiusura della Chiesa ha subito significato una rottura della continuità preannunziata nel trapasso delle responsabilità tra la Provincia Minoritica e la Curia di Aversa, ingenerando malumore, sospetti ed altre critiche soprattutto all’indirizzo dei Frati, che – si è detto – non hanno indugiato a scappare precipitosamente da Giugliano, e che la transizione si sarebbe dovuta preparare con almeno sei mesi di anticipo, se non di più, lasciando  un Frate nel Convento per l’ordinaria prosecuzione delle attività liturgiche e di supporto al clero subentrante, mentre ai vertici dei due enti ecclesiastici si sarebbero perfezionati gli atti e le procedure afferenti alla donazione della proprietà ed all’eventuale trasferimento dei beni mobili.

Per i tempi molto ristretti non si è offerta ai fedeli, agli abituali frequentatori del Convento, ed ai concittadini in generale, di comprendere appieno le motivazioni di un ‘‘abbandono’’ e le difficoltà di una transizione ad ostacoli gestita (o malgestita) da lontano. La notizia della risoluzione adottata a Santa Maria La Nova per lo svuotamento del Convento di Giugliano era stata secretata per oltre un mese, prima che il Padre Guardiano fosse autorizzato ad annunziarla, in chiesa, il 14 luglio scorso. La consegna era stata, evidentemente, di non allarmare il popolo, di rinviare il momento dell’impatto traumatico, perché si poteva immaginare l’insorgere di una manifestazione di protesta. E così è stato, fino al 28 agosto, quando i tre Frati superstiti, in solenne apparato ecclesiale, dopo la celebrazione dell’ultima Messa vespertina domenicale, hanno chiuso la Chiesa preannunziando che così sarebbe rimasta fino a quando qualcuno non avrebbe disposto diversamente.

Durante la settimana successiva i fedeli hanno continuato a bussare al Convento, là dove nessuno avrebbe risposto, stante il Padre Guardiano impegnato, da solo, a redigere l’inventario degli arredi e delle suppellettili di esclusiva proprietà dell’Ordine, da trasferire in altra sede.

Il 4 settembre, domenica mattina, alle otto e mezza, una trentina di persone stavano ad aspettare davanti alla Chiesa per partecipare alla celebrazione della Messa. Ma, incredibilmente, neanche quel giorno si è aperto il cancello, ovviamente per inderogabile disposizione delle superiori autorità francescane, non potendo imputare al Guardiano esautorato ed obbediente una seppur minima e autonoma responsabilità. A questo punto si è detto che veramente San Francesco non abitava più a Giugliano, perché mai il popolo era stato abbandonato dai Frati. Scoramento e sfiducia anche nei confronti della Curia Diocesana di Aversa, che – si diceva – non si era utilmente adoperata, presso la Provincia Minoritica Francescana, per sopperire ai disagi immediati derivanti dall’allontanamento dei Frati. Insomma, si può dire che i tempi e le modalità di questa improvvida transizione sono stati decisamente sbagliati, e per evidente carenza di attenzione da parte di Santa Maria La Nova, mentre il Padre Guardiano di Giugliano si prendeva tutto il tempo necessario per avviarsi a lasciare per ultimo il Convento, come il comandante sulla tolda della nave che sta per affondare.

Finalmente, il pomeriggio di sabato 10 settembre,  sono state formalmente consegnate al Vescovo Angelo Spinillo le chiavi della Chiesa, ma non del Convento, esclusivamente per consentire di celebrare la Messa. Il Vescovo ha subito disposto che, della gestione della Chiesa Santa Maria delle Grazie, se ne sarebbe occupato, per competenza di giurisdizione territoriale, il Parroco di San Marco, Don Leonardo Bruno, che l’indomani mattina ha celebrato la sua prima Messa come sostituto dei frati francescani. La Messa vespertina di quella stessa domenica sarebbe stata celebrata da Mons. Angelo Parisi, Vicario Foraneo e già Parroco in San Marco. Ma sarebbe dovuta trascorrere un’altra settimana per riprendere le ordinarie celebrazioni infrasettimanali, con la riapertura del Convento ancora in alto mare per la composta e ieratica immobilità del Ministro Provinciale.

Altre polemiche, a questo punto, risulterebbero di scarsa utilità, perché bisogna prendere atto di un ritardo che non può essere imputato alla Curia Diocesana, impedita formalmente di fare altri passi immediati nella direzione della completa ripresa delle attività del Terz’Ordine Francescano e degli altri gruppi che formavano (e formano) nell’insieme una comunità sociale ed ecclesiale omogenea, che ancora non possono accedere ai loro spazi funzionali, mentre sappiamo che il Vescovo, dialogando con il Ministro Provinciale, si sta adoperando per far rimuovere alcuni impedimenti formali, sì da avere la disponibilità di accesso già ai locali e pertinenze al piano terra.

Intanto, come già preannunziato dal Vescovo Angelo Spinillo, verrà salvaguardata l’identità francescana della struttura conventuale ed, in primis, la devozione popolare a San Francesco d’Assisi già con il tradizionale apparato delle prossime festività, che culmineranno, in chiesa, con la suggestiva rappresentazione vespertina del Pio Transito, il 3 ottobre, e con le Celebrazioni eucaristiche della Solennità liturgica di martedì 4 ottobre, alle quali si spera possano partecipare anche dei Frati francescani delegati dalla Provincia Minoritica di Santa Maria La Nova, perché Giugliano non vuole rinunziare del tutto e per sempre alla loro presenza carismatica.

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Emma Marrone a Le Iene: “No fecondazione per donne single? Una str***ata enorme”

Emma Marrone senza filtri a Le Iene. La vincitrice di Amici e Sanremo 2012, si racconta come sempre senza filtri e...

Nella stessa categoria