Ha chiesto di rivedere il cielo dopo 45 giorni di ricovero al Cotugno di Napoli. Dopo la battaglia contro il coronavirus, un uomo di 60 anni è voluto ritornare a guardare quell’azzurro e soprattutto a respirare un po’ d’aria fresca che per lui sa di normalità. Inutile dire che durante quei momenti, gli infermieri hanno trovato non poche difficoltà a non emozionarsi. A riportare la commovente storia è stata La Repubblica.
Il racconto del medico del Cotugno
Intervistato dal quotidiano, il medico Giuseppe Fiorentino – che ha pubblicato sui social la foto dei colleghi – ha raccontato nei dettagli l’episodio: «Ultimamente il paziente era un po’ giù, provato dall’isolamento. Poi al ritorno dalla tac ha chiesto di poter guardare il cielo per qualche istante. Lo abbiamo portato fuori in sicurezza e si è commosso. Noi insieme a lui, perché abbiamo avuto la possibilità di renderlo felice».
L’uomo era in isolamento al Cotugno in una camera a pressione positiva preceduta da stanze di decontaminazione per evitare la diffusione del virus. Nella camera c’è una finestra chiusa e, per questo, il 60enne ha chiesto di poter uscire per qualche istante.
Le altre notizie | Gioia a Napoli, il Policlinico è ‘Covid free’: guarito l’ultimo paziente
Il policlinico Federico II di Napoli è “Covid free”. L’ospedale ha raggiunto la guarigione virologica l’ultimo paziente positivo ricoverato presso l’area Covid-19 dell’Unità operativa complessa.
La direzione strategica del Policlinico Federico II di Napoli ha infatti realizzato un percorso nascita Covid ed emergenze ostetrico ginecologiche con 4 posti letto. Inoltre si è predisposto un reparto Covid pediatrico con 5 posti letto. Si è proceduto all’implementazione della terapia intensiva con ben 17 posti letto e Tac dedicata. Sedici i posti letto di malattie infettive e un’ulteriore unità Covid con 8 posti letto di terapia intensiva sono stati realizzati ex novo in modalità di isolamento assoluto dagli altri percorsi.
“A dimostrazione dell’efficacia di questi percorsi e protocolli messi a punto dalla direzione della Federico II“, si sottolinea, c’è l’assoluta mancanza di “casi secondari” tra altri pazienti e il personale. Un risultato che ha consentito di portare avanti tutte le attività assistenziali garantendo la sicurezza dei pazienti e operatori. «Si chiude così l’esperienza più dura di questi mesi – conclude Iervolino – ma siamo pronti qualora ce ne fosse bisogno, anche se speriamo di no, a riattivarci nuovamente. Ad ogni modo, con una seconda terapia intensiva con 8 posti letto nessun’attività chirurgica subirà più interferenze».
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