venerdì, Agosto 15, 2025
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Dal sangue ripulito alla falsa dichiarazione del papà, tutti i punti oscuri dietro la morte di Giulia

Sono diversi i punti oscuri legati alla morte di Giulia Loffredo, la bambina di 9 mesi uccisa – stando al racconto del papà – dal pitbull di famiglia nella propria abitazione del rione Ice Snei ad Acerra, nella tarda serata del 15 febbraio scorso.

Dubbi che hanno spinto la Procura di Nola a sequestrare nei giorni scorsi il cellulare di Vincenzo Loffredo, padre della piccola, indagato a piede libero per omicidio colposo per l’omessa custodia e vigilanza del cane. Nelle prossime ore verrà nominato il consulente tecnico d’ufficio incaricato di esaminarne i dati. L’analisi servirà a verificare eventuali spostamenti dell’uomo rispetto all’abitazione e a stabilire se abbia utilizzato il telefono nell’ora in cui sostiene di essersi addormentato, ignaro di ciò che accadeva alla sua bambina, che dormiva accanto a lui nel letto matrimoniale.

Da chiarire anche i tempi di soccorso dopo l’avvenuta aggressione. Loffredo, infatti, ha sostenuto di essersi accorto della tragedia solo intorno alla mezzanotte e di aver portato la figlia in ospedale, dove i medici, pur consapevoli della criticità della situazione, hanno provato ugualmente a rianimarla.

Il nuovo sopralluogo

Lunedì 24 febbraio la scientifica ha effettuato un nuovo sopralluogo, durato otto ore, nell’appartamento in cui si è consumata la tragedia, con l’obiettivo di individuare tracce ematiche utili a far luce su quanto accaduto. Gli investigatori hanno lasciato l’abitazione, situata al primo piano della scala 8 del rione, intorno alle 18:30, dopo essere entrati alle 10 del mattino. Durante l’ispezione, hanno raccolto nuovi elementi che potrebbero rivelarsi fondamentali per chiarire i fatti. Lasciando l’abitazione, gli esperti della Scientifica tenevano tra le mani alcuni sacchi contenenti, con ogni probabilità, ulteriori reperti. Tra questi vi era anche un guinzaglio appartenuto a uno dei due cani della famiglia. Nel corso del primo sopralluogo, avvenuto la settimana scorsa, l’appartamento era stato trovato privo di tracce di sangue. Secondo quanto riferito da Vincenzo Loffredo, a ripulirlo sarebbero stati alcuni parenti entrati in casa prima dell’apposizione dei sigilli.

L’uomo, inoltre, in ospedale aveva sostenuto che la figlia era stata aggredita da un cane randagio mentre si trovavano in strada. Circostanza, questa, che ha rallentato anche il sequestro dell’appartamento.

Dubbi emergono anche sui due cani di famiglia, il pitbull Tyson, privo di microchip, e la meticcia Laika, consegnati ai veterinari dell’Asl Napoli 2. Dalle prime analisi effettuate sul pitbull, infatti, non sarebbero state trovate tracce di sangue della piccola: ma Tyson potrebbe essersi ripulito la bocca anche solo bevendo. Si attendono invece gli esiti delle analisi delle feci dei due cani, per verificare la presenza di tracce organiche della vittima.