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giovedì, Maggio 9, 2024
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Dalla serie su Sky all’arresto per l’omicidio di camorra, fine del sogno per ‘Provolino’

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Avrebbe voluto iniziare una carriera nel mondo dello spettacolo mettendosi alle spalle il suo passato criminale, invece, dopo oltre 30 anni Carmine Costagliola ha dovuto rinunciare al suo sogno attoriale. Le forze dell’ordine l’altro giorno hanno bussato alla sua porta e gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’accusa è pesantissima: essere complice di un agguato di camorra in cui venne ucciso Angelo De Caro.

Nel 2021 Carmine Costagliola era tra i protagonisti di Dangerous Old People, una serie nata da un’idea di Roberto Saviano e disponibile su Sky. In una delle puntate ha raccontato i suoi errori, alcuni dei quali sembrano esser tornati a galla dopo tanti anni. Gli agenti di polizia lo ha rintracciato a Roma e lo ha arrestato, ponendo per ora fine alla sua aspirazione. Sottolineiamo che la casa di produzione cinematografica IndigoFilm e l’emittente televisiva sono totalmente estranei all’indagine.

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UN ACCORDO MORTALE TRA BOSS

Nel mondo criminale Costagliola era conosciuto con il soprannome di Provolino. Sua sorella era la compagna della vittima e, secondo la Procura, proprio il 67enne sarebbe stato uno dei complici del delitto. Quell’agguato sarebbe stato chiesto dal boss Gennaro Licciardi al capoclan Peppe Lo Russo che si sarebbe occupato dell’organizzazione, mentre sarebbe entrati in azione il killer Ettore Sabatino e i presunti filatori Gennaro Sacco e Costagliola. 

Il raid mortale avvenne negli anni Novanta quando i Licciardi e i Lo Russo trovarono un accordo dopo la vittoria contro la Nco di Raffaele Cutolo. Quel legame criminale prese il nome di Alleanza di Secondigliano grazie alla quale i due clan spadroneggiavano nei quartieri di Miano, Piscinola, Mariariella e Chiaiano.

L’OMICIDIO DE CARO

La mattina del 6 giugno del 1990 il cutoliano Angelo De Caro si trovava in un appartamento in via Gherardo Marone dove stava riposando in camera da letto insieme alla compagna e al figlio di appena 2 anni. La donna avrebbe aperto la porta agli assalitori poiché avrebbe riconosciuto il fratello Carmine Costagliola, ma quel gesto avrebbe permesso al killer di entrare in azione e uccidere il compagno. I dettagli dell’omicidio sono contenuti nel decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli della Procura di Napoli, infatti, i pm hanno basato le loro accuse sulle parole dei collaboratori di giustizia e sugli accertamenti della Squadra Mobile.   

IL RACCONTO DEL KILLER

Dell’efferato omicidio il primo a parlare fu proprio il killer Sabatino nel gennaio del 2010:

Questo omicidio è stato commesso su ordine di Gennaro Licciardi i cui uomini stavano
in zona già da qualche tempo senza riuscire però a colpire l’obiettivo, in quanto questa persona non scendeva mai da casa. Io non ne sapevo nulla, fino a quando un giorno venne da me Giuseppe Lo Russo il quale mi mise al corrente della situazione, incaricandomi di realizzare l’omicidio, approfittando del fatto che, nel frattempo, aveva trovato il modo per entrare in casa. Mi spiegò che tale Provolino, cognato della vittima, mi avrebbe accompagnato. Avrebbe bussato alla porta di tal che gli avrebbero certamente aperto ed io sarei potuto entrare in azione“.

Quindi l’attuale pentito dei Lo Russo avrebbe aperto il fuoco contro De Caro colpendolo prima al fianco destro e poi alla testa, proprio accanto all’obiettivo del killer c’era il bimbo piccolo, fortunatamente, rimasto illeso.

LE PAROLE DEL BOSS PENTITO

Fondamentali sono state anche le recenti rivelazioni di Carlo Lo Russo, risalenti al settembre del 2023, secondo il quale i Licciardi avrebbero voluto eliminare Angelo De Caro dopo l’omicidio di suo fratello Antonio, entrambi ritenuti appartenenti all’organizzazione di Raffaele Cutolo. Quindi la richiesta sarebbe stata fatta dai vertici del clan Licciardi a Peppe Lo Russo, allora boss della cosca di Miano.

I Licciardi volevano che si ammazzasse anche Angelo, in quanto temevano una ritorsione come ho già detto. Nell’ambiente criminale si ragiona così, se ammazzi un membro della famiglia poi ammazzi anche gli altri. Giuseppe allora disse ai Licciardi che se la sarebbe vista lui, nel senso che ci avrebbe pensato lui all’omicidio. Ed infatti so che convocò Ettore Sabatino, all’epoca latitante, che si appoggiava con Palumbo in una casa verso Chiaiano e insieme a lui fece venire Carmine Costagliola e Gennaro Sacco.  – prosegue il collaboratore di giustizia nel verbale – So per certo che il giorno dell’omicidio i predetti si recarono con la macchina, non so indicare il modello e il tipo, nella casa dove era Angelo De Caro. Sacco rimase giù in macchina, salirono sopra Costagliola che si fece aprire la porta e Sabatino. Quest’ultimo andò nella stanza dove dormiva Angelo De Caro, lo ammazzò con una pistola che se non erro era una calibro 9. Andò subito via. Costagliola rimase un po’ a casa a consolare la sorella. Non so se in casa ci fosse qualcun altro, Costagliola mi disse che c’erano solo De Caro e la compagna“.

Il blitz contro i clan Licciardi e Lo Russo

La polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Vincenzo Licciardi, alias ‘o chiatt’, Giuseppe Lo Russo detto Peppe ‘o Capitone, e di  Gaetano Bocchetti: tutti sono già detenuti nei penitenziari. L’altro provvedimento è stato notificato a Costagliola.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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