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Dalla Spagna e dall’Italia verso Gaza parte la flottiglia della speranza

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Una flotta internazionale di attivisti e volontari salpa da Barcellona, Genova e Napoli con aiuti umanitari per Gaza, sfidando il blocco navale e richiamando l’attenzione della comunità internazionale.

La più grande flottiglia civile per Gaza

Dal 31 agosto 2025, dall’Europa è salpata la più grande flottiglia civile mai organizzata per portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Decine di imbarcazioni con a bordo volontari, medici, attivisti e personalità pubbliche provenienti da 44 Paesi diversi navigano insieme in una missione imponente, carica di significati politici ed etici.

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L’obiettivo non è solo consegnare cibo, farmaci e beni di prima necessità a una popolazione stremata da mesi di guerra, ma anche lanciare un messaggio globale: rompere, almeno simbolicamente, il blocco che da oltre vent’anni isola la Striscia di Gaza, soffocandone la vita quotidiana e aggravando una delle emergenze umanitarie più gravi del nostro tempo.

La missione Global Sumud Flotilla

La missione prende il nome di Global Sumud Flotilla ed è un’iniziativa nata dal basso, costruita grazie all’impegno di ONG, movimenti per la pace, sindacati, associazioni studentesche, comunità religiose e cittadini comuni.

“Sumud”, in arabo, significa resistenza, perseveranza, tenacia e sopratutto restare saldi di fronte alle avversità. È lo spirito della missione, opporsi pacificamente a un’ingiustizia attraverso la solidarietà concreta. Non un gesto isolato, ma una mobilitazione collettiva e nonviolenta che unisce culture e popoli diversi con un unico scopo: portare speranza e dignità a chi è stato privato dei diritti fondamentali.

Gli obiettivi principali della Global Sumud Flotilla sono:

  • Consegnare aiuti umanitari essenziali alla popolazione di Gaza;
  • Denunciare il blocco israeliano, che limita la libertà di movimento, riduce le risorse disponibili e lascia ospedali e infrastrutture al collasso;
  • Smuovere le coscienze, invitando la comunità internazionale a non restare indifferente di fronte a quella che molti osservatori definiscono una “catastrofe umanitaria senza precedenti”.

La flottiglia non è solo un convoglio di navi, ma un messaggio politico e morale che ricorda come l’umanità non possa fermarsi ai confini imposti.

I porti di partenza da Barcellona a Genova

La rotta della solidarietà è partita da più punti del Mediterraneo, trasformando i porti europei in luoghi di resistenza e speranza.

A Barcellona, centinaia di persone hanno salutato le navi con cori, concerti e iniziative pubbliche. La città catalana è stata uno dei centri nevralgici dell’organizzazione, con giornate dedicate a dibattiti, raccolte fondi e attività culturali.

In Italia, il porto di Genova è diventato il cuore simbolico della missione: qui si è tenuta una fiaccolata che ha illuminato la partenza dei container carichi di aiuti, accompagnati da cittadini, associazioni pacifiste e rappresentanti della società civile.

Anche Napoli ha avuto un ruolo fondamentale. La città partenopea, storicamente ponte tra i popoli del Mediterraneo, si è mobilitata con forza per Gaza, interi quartieri, scuole, parrocchie e centri sociali hanno promosso raccolte di beni di prima necessità e momenti di sensibilizzazione. Non pochi volontari napoletani hanno deciso di imbarcarsi, portando con sé non solo aiuti materiali, ma anche il calore e la voce di una comunità attiva e solidale.

Rischi, ostacoli e possibili sabotaggi

La partenza della flottiglia non è priva di pericoli. Missioni simili in passato hanno subito ostacoli gravi e sabotaggi, basti ricordare la Freedom Flotilla del 2010, quando la nave Mavi Marmara fu attaccata dalla marina israeliana in acque internazionali, causando la morte di 9 attivisti e decine di feriti.

Negli anni successivi, navi dirette verso Gaza sono state oggetto di manomissioni ai motori, corde attorno alle eliche e contaminazione dei serbatoi d’acqua, episodi documentati dalle ONG coinvolte nelle flottiglie precedenti.

Questi sabotaggi mirano a impedire l’arrivo della missione a Gaza, bloccare il trasporto di aiuti e ridurre la visibilità internazionale della crisi. Dietro a tali azioni c’è la chiara volontà di mantenere il controllo politico e militare sulla Striscia e limitare qualsiasi gesto che possa sfidare il blocco o generare solidarietà globale.

Oggi, con la partenza della nuova flottiglia, i rischi restano concreti. Le navi potrebbero incontrare tentativi di blocco in mare, intercettazioni navali o nuovi sabotaggi mirati a fermare il passaggio. Nonostante ciò, i volontari hanno dichiarato la loro ferma determinazione a proseguire, guidati dalla missione umanitaria.

In questo contesto, ogni gesto di solidarietà dal semplice carico di cibo alle presenze simboliche delle città come Napoli diventa un atto di coraggio che vede l’umanità non arrendersi di fronte alla paura o all’intimidazione.

Voci e testimonianze dei volontari

A bordo della Global Sumud Flotilla ci sono volontari provenienti da oltre 40 Paesi, uniti da un unico obiettivo, portare aiuti concreti e speranza a Gaza. Tra di loro, non mancano attivisti italiani e figure simboliche come Greta Thunberg, che con la sua presenza sottolinea il valore globale e morale dell’iniziativa.

Maria Elena Delia, portavoce italiana della missione, ha dichiarato:

“Ogni nave che salpa non trasporta solo pacchi di cibo o medicine, ma il messaggio che il mondo non può voltarsi dall’altra parte. Siamo consapevoli dei rischi, ma non possiamo restare indifferenti di fronte alla sofferenza di milioni di persone.”

I volontari italiani raccontano storie di impegno e sacrificio. Tutti concentrati su unico focus: la solidarietà è una scelta di coscienza e un gesto concreto.

Dalla piazza di Napoli alle strade di Barcellona, le città hanno accompagnato la partenza della flottiglia con eventi simbolici, fiaccolate e raccolte fondi. I volontari portano con sé non solo i pacchi destinati a Gaza, ma anche la voce di chi rimane sulla terraferma, rendendo chiaro il concetto che ogni gesto conta e può fare la differenza.

In questo modo, la missione si trasforma in una storia collettiva e concreta, dove è il mare a diventare teatro di coraggio, resistenza e umanità scenario di chi non vuole arrendersi di fronte all’ingiustizia e costruire ponti di solidarietà tra i popoli.

Anche il gesto dei cittadini napoletani diventa così simbolo della coscienza civile, un esempio concreto di come la partecipazione attiva possa tradursi in un impatto reale. In un Mediterraneo spesso teatro di tragedie, anche la città partenopea si impegna a dimostrare che il mare può essere anche una via di umanità e speranza, capace di unire popoli e culture in forma orizzontale e  con un obiettivo condiviso, volto a salvare vite, rompere l’indifferenza e costruire solidarietà concreta.

Napoli vicina a Gaza da sempre.

Oggi, mentre la Global Sumud Flotilla solca il Mediterraneo, Napoli si fa sentire con un presidio ai Giardini del Monosiglio. Le parole non bastano più, servono gesti concreti, e oggi la città lo dimostra come sa fare da sempre, trasformando la solidarietà in azione, la partecipazione in coraggio, e il cuore dei cittadini in presenza autentica.

Napoli, città di mare e di ponti tra culture diverse, si stringe attorno a chi soffre, dalla periferia al centro storico, dai vicoli dei Quartieri Spagnoli ai lungomare affacciati sul Mediterraneo. Ogni fiaccola accesa, ogni striscione esposto, ogni pacco di aiuti raccolto parla il linguaggio della città. nessuno deve essere lasciato solo costruendo un ponte ideale di umanità che unisce chi ha e chi ha perso tutto. Una testimonianza che nasce dal cuore del Sud che ricorda a tutti noi che la forza di una comunità si misura dalla sua capacità di farsi vicino agli altri nei momenti più difficili.

 

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