Alle 18.07 la fumata bianca ha annunciato al mondo l’elezione del nuovo Papa. Si tratta di Robert Francis Prevost che prenderà il nome apostolico di Leone XIV. Il 267° Papa è stato eletto più velocemente di quanto accadde nel 2013 a Jorge Mario Bergoglio che era stato eletto al quinto scrutinio, sempre nella seconda giornata del conclave.
Il rito che segna l’inizio del pontificato
È uno dei momenti più solenni e carichi di significato per la Chiesa cattolica: l’elezione del nuovo Papa. Dopo il risultato del conclave, il neoeletto si ritira nella sacrestia della Cappella Sistina, nota come la “Stanza delle Lacrime”, per indossare per la prima volta la talare bianca e i paramenti pontifici. Si tratta di un luogo intimo e carico di simbolismo, dove il futuro pontefice, assistito dal Maestro delle Cerimonie Pontificie e da alcuni collaboratori, sceglie tra tre abiti predisposti in diverse misure quello più adatto a lui. È qui che il cardinale appena eletto può raccogliersi in silenzio, elaborando la portata della missione appena ricevuta.
Terminata la vestizione, il Papa fa ritorno nella Cappella Sistina e prende posto alla cosiddetta “Cattedra di Pietro”, dove viene invitato a rileggere un passo del Vangelo di Matteo (16,18-19) che sancisce l’autorità spirituale affidata a Pietro: “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa…”.
Segue il tradizionale atto di ossequio da parte dei cardinali elettori, che rendono omaggio al nuovo Vescovo di Roma. Il canto del “Te Deum” conclude ufficialmente il conclave, suggellando la fine di uno dei momenti più densi della vita ecclesiale.
A quel punto, l’annuncio al mondo: spetta al cardinale protodiacono – attualmente Dominique Mamberti – affacciarsi dalla loggia centrale della basilica di San Pietro per pronunciare le celebri parole “Habemus Papam”, rivelando il nome scelto dal nuovo pontefice. La formula, che riecheggia il Vangelo di Luca e l’annuncio della nascita di Cristo, introduce la prima apparizione pubblica del Papa.
Dalla stessa loggia, il nuovo pontefice benedice per la prima volta “Urbi et Orbi” – alla città di Roma e al mondo – una benedizione che verrà poi ripetuta nelle principali festività liturgiche e in occasioni straordinarie.
Le prime parole del neoeletto sono spesso cariche di significato, capaci di imprimersi nella memoria collettiva: come lo storico “Se mi sbaglio, mi corriggerete” pronunciato da Giovanni Paolo II nel 1978, o il semplice e rivoluzionario “Fratelli e sorelle, buonasera” con cui Jorge Mario Bergoglio, divenuto papa Francesco, si affacciò al mondo nel marzo 2013 dopo le dimissioni di Benedetto XVI.