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martedì, Aprile 23, 2024
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«Devi morire!», prima il pestaggio poi gli spari: così Casaburi rischiò la vita

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L’ordinanza di custodia cautelare eseguita questo pomeriggio dagli uomini della squadra mobile (dirigente Alfredo Fabbrocini) e da quelli del commissariato di Secondigliano (guidato dal vice questore aggiunto Raffaele Esposito) nei confronti di Massimo Molino e Giovanni Mancini hanno preso avvio dal raid del dicembre scorso in cui fu ferito Gennaro Casaburi (leggi qui l’articolo). Provvedimento che aveva già portato in carcere i giovani ras Vincenzo Maione e Orlando Di Maio (escluso per loro il tentato omicidio). Un raid violento causato da un semplice rimprovero che Casaburi aveva rivolto ai due giovani del Berlingieri. I due il giorno prima fermati da due agenti mentre avevano forato una ruota. All’invito dei poliziotti di qualificarsi i due avevano iniziato a insultarli: Casaburi, assistendo alla scena, aveva cercato di sedare gli animi rimproverando poi Maione e Di Maio del loro comportamento che avrebbe potuto nuocere agli affari criminali nel quartiere.

Il racconto di Casaburi

La ‘vendetta’ dei due non si era fatta attendere come confermato dalle sommarie informazioni rilasciate poi in ospedale dallo stesso Casaburi dopo essere stato sparato. Casaburi in pratica è stato attirato in una trappola tesagli da Giovanni Mancini, alias muoll muoll, figlio di Bruno ucciso in un agguato qualche anno fa. Mancini con la scusa di andare a bere qualcosa insieme lo avrebbe invece condotto da Maione e dai suoi. «Durante il tragitto Mancini si è subito preoccupato di contattare telefonicamente Di Maio e Maione
ai quali ha immediatamente comunicato di esser in mia compagnia. Terminata la conversazione telefonica mi ha detto che a breve ci saremmo incontrati con loro in mezzo alla piazzetta del Rione Berlingieri per bere qualcosa insieme cosa che succedeva alle ore 23,30 Infatti mentre io e Mancini eravamo fermi in via Monte Faito nei pressi della farmacia
venivamo raggiunti a piedi da Maione, Di Maio e Massimo Molino. I tre si sono poi seduti dietro mentre Mancini era accanto a me lato passeggero».

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Così maturò l’agguato al rione Berlingieri

Il racconto di Casaburi prosegue: «Parcheggiata l’autovettura siamo scesi tutti e cinque dalla macchina ed abbiamo cominciato a discutere del diverbio avuto precedentemente con gli agenti di polizia. In particolare ho rimproverato a Maione che certi comportamenti come quelli assunti nei confronti degli operatori della volante non erano accettabili perchè avrebbero creato problemi a tutti noi ed al quartiere ostacolando il proseguimento dei nostri affari illeciti. In tale circostanza sono stato immediatamente aggredito da tutti e quattro i soggetti prima offendendomi verbalmente e successivamente mi hanno aggredito fisicamente. Ricordo di essere stato colpito più volte al volto con pugni e dopo essere caduto a terra venivo sempre colpito con dei calci al volto da tutti i soggetti.
Nonostante fossi riverso al suolo nessuno dei miei aggressori ha desistito ma anzi incitandosi a vicenda hanno continuato a sferrarmi calci e pugni al volto e al resto del corpo Ricordo che Mancini, Molino, Maione e Di Maio mentre continuavano a percuotermi
esclamavanofrasi del tipo sei un bastardo sei un pezzo di merda devi morire infame». Da lì poi gli spari con Casaburi portato in codice rosso in ospedale.

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