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venerdì, Marzo 29, 2024
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Droga e camorra, resta in carcere il cognato del boss Mauro

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Resta in carcere Giuseppe Chiaro, cognato del boss dei Miracoli Ciro Mauro. La Cassazione ha infatti bocciato il ricorso presentato dai legali del ras conosciuto con l’appellativo di ‘Pinuccio’. Chiaro aveva impugnato l’ordinanza con la quale il Tribunale di Napoli aveva respinto la richiesta di Riesame circa la misura emessa il 21 ottobre 2019 dal gip di Napoli. Con questa era stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere in relazione ad accuse di camorra e stupefacenti. Lo riporta Cronache di Napoli. Il ricorso puntava a smontare le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia (e in particolare dell’ex ras del gruppo Salvatore Marfè). Questi avevano indicato Chiaro come componente del gruppo criminale. Ruolo che, per la Procura, avrebbe trovato conferma e riscontro esterno in una corposa mole di intercettazioni dalle quali si ricava la presenza di Giuseppe Chiaro in tutti i summit di camorra. La Cassazione ha però detto no e respinto il ricorso dell’uomo.

L’articolo sui summit del gruppo Mauro

«Noi non facciamo i salumieri, noi facciamo la malavita». Sono queste le parole usate dal ras Biagio D’Alterio per spronare gli altri affiliati del gruppo Mauro dei Miracoli. Parole usate tra maggio e giugno del 2014 in due diversi summit che segnano, per gli inquirenti, la data di nascita ufficiale del gruppo. Si tratta di elementi probatori di assoluto valore indiziario che rappresentano il ‘cuore’ dell’ordinanza di custodia cautelare contro capi e gregari della cosca capeggiata da Ciro Mauro. Conversazioni captate dalle forze dell’ordine. Nella prima lo stesso boss esprime soddisfazione per la costituzione del suo gruppo:«Oggi noi dimostriamo che non abbiamo paura di nessuno, nemmeno di litigare, lo sanno tutti quanti, il clan Mauro è il più forte, non dobbiamo litigare con nessuno, dobbiamo essere amici di tutti però se vogliono a noi ci trovano».

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Il gruppo dirigente della cosca dei Miracoli

Nell’altro summit il protagonista è D’Alterio che, senza giri di parole, esordisce ricordando ai presenti la natura criminale della loro associazione:«Noi non siamo salumieri, noi facciamo la malavita e la malavita porta conseguenze. Dovete stare tutti quanti operativi, dovete farvi vedere poco se no vi taglio le settimane». Un summit a cui partecipano Mauro senior, lo stesso D’Alterio, i figli del capoclan Giovanni e AlfredoVincenzo LeonardoEmanuele Imperatore e Giuseppe Chiaro. In pratica tutto il direttivo del gruppo.
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