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Emergenza casa per 8 famiglie a Casacelle: “Soffriamo con i nostri figli”

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Il sole cocente di inizio estate batte su una manciata di casette in legno, poco più che bungalow, in via Casacelle 79, a Giugliano: da 18 mesi, ormai, sono diventate la dimora fissa di 8 famiglie, che continuano ad attendere invano l’assegnazione di alcuni appartamenti. Era l’ottobre 2023 quando ricevettero l’ordinanza di sgombero dalla palazzina in cui abitavano, a pochi metri dallo spiazzo in cui si ritrovano a vivere e nel quale si erano spostati credendo di dover restare solo per pochi giorni. Quel palazzo, ancora sotto gli occhi di chi lo abitava, è ora abbandonato, solo in parte occupato abusivamente, per il resto sfruttato come deposito illecito di rifiuti.

I residenti di via Casacelle 79 sono sfiniti dalle condizioni abitative attuali, al limite della sopravvivenza: le strutture in legno non sono adatte a sopportare le intemperie e sono largamente danneggiate. “D’estate si muore di caldo nonostante i condizionatori accessi e d’inverno si muore di freddo, ci piove dentro: non si può vivere così”, spiega uno dei residenti. “Non ce la facciamo più, anche i bambini soffrono particolarmente questa situazione, non hanno una stanzetta, non hanno un posto dove giocare o fare i compiti“.

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La drammatica situazione familiare

La situazione precaria è ulteriormente aggravata dalle condizioni di salute di alcuni abitanti: un ragazzino autistico e un uomo col respiratore che avrebbero bisogno di una casa degna di questo nome in cui ricevere le cure adeguate alle loro esigenze. Non solo la salute fisica, anche – forse soprattutto – quella psicologica è messa a dura prova dalla condizione di emergenza abitativa: secondo quanto raccontato dai residenti delle casette di legno, solo pochi giorni fa un vicino avrebbe tentato di togliersi la vita poco lontano dallo spiazzo in cui abitano.

Siamo qui da 18 mesi, sballottati da un ufficio all’altro, con tutte le carte in regola, ma nessuno ci ascolta. Il commissario prefettizio non ha mai voluto incontrare il nostro avvocato“, afferma uno dei residenti. Nel frattempo, sei appartamenti – beni confiscati – in via Palmentiello sono stati assegnati ad alcuni nuclei familiari di etnia rom, provenienti dal campo di via Carrafiello. Le abitazioni sono state assegnate attraverso il progetto Abramo, nato per superare l’emergenza dei campi rom e sostenuto dalla Prefettura di Napoli.

Il rogo delle palazzine assegnate con il progetto Abramo

Tuttavia, poche ore dopo l’assegnazione, l’edificio è andato in fiamme. Dalle indagini, ancora in corso, è emerso che l’incendio sia stato appiccato avvalendosi di due auto usate come ariete, poi date alle fiamme, fumo nero sulle facciate, finestre forzate. Gli inquirenti hanno fin da subito ipotizzato un’intimidazione a sfondo razziale, ma i residenti di via Casacelle 79, profondamente amareggiati dall’accaduto, la vedono diversamente. Ipotizzano, infatti, che ad appiccare il rogo siano stati proprio gli assegnatari degli appartamenti: “Hanno rifiutato più volte di andare a vivere in case che gli erano state assegnate, a loro non piace questo stile di vita. Mesi fa sono venuti a chiederci di acquistare le casette di legno in cui abitiamo noi ora“.

I residenti di via Casacelle 79 chiedono di non essere dimenticati dalle istituzioni, di non essere trattati come cittadini di serie B e di essere, per questo, ricevuti dal neosindaco Diego D’Alterio.

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