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venerdì, Marzo 29, 2024
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«Avete fatto una str….», il rimprovero del boss Esposito ai ras dell’area flegrea dopo il raid di Fuorigrotta

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Non la prese bene. E non le mandò certo a dire. Massimiliano Esposito ‘o scognat, indicato come capo dell’omonimo gruppo di Bagnoli, venne a sapere del raid contro Vincenzo Scodellaro da un articolo su Internet. A riportarlo il neo pentito Youssuf Aboumuslim, nipote acquisito dello stesso Esposito e colui che sta rivelando segreti e misfatti dell’area flegrea (leggi qui l’articolo). «Massimiliano Esposito mi chiamò e mi riprese energicamente, dicendo che avevamo fatto una stupidaggine, perché eravamo andati a volto scoperto e con i mezzi personali. lo gli dissi che avevamo dovuto usare le armi perché avevo visto che anche lui era armato. So in quanto presente, che Scodellaro dopo essere stato ferito si recò da Capone Salvatore, cui avevo fornito un telefonino per tenere i contatti esclusivamente con mio zio Massimiliano, in quanto latitante, e chiese al Capone di mettersi in contatto con Massimiliano Esposito. Alla telefonata, mio zio Massimiliano disse allo Scodellaro che per il tramite del Capone lo aveva contattato di stare tranquillo perché ero stato io a fare una sciocchezza e non ne avrebbero più dovuto parlare. I 14mila euro dovevano essere destinati esclusivamente al nostro gruppo. Le pistole prese a Somma Vesuviana erano del tipo in 3D ossia costruite al computer ed uguali a quelle vere cioè di ferro. Il posto dove le andavamo a prendere era un capannone abbandonato. Non ricordo se nell’Iphone che mi avete sequestrato vi fossero due fotografie che riprendevano me ed il Bitonto all’interno del capannone che ora non so dire dove è esattamente ubicato».

L’articolo precedente: il pentito di Bagnoli è un fiume in piena, ecco chi partecipò all’agguato di Fuorigrotta

E’ un fiume in piena Youssef Aboumuslim, ex luogotenente della mala di Bagnoli nonchè nipote del boss Massimiliano Esposito ‘o scognat. Le sue rivelazioni stanno scuotendo alle fondamenta la mala di Napoli ovest: tra le sue prime rivelazioni quelle relative al tentato omicidio di Vincenzo Scodellaro, capopiazza vicino ai Troncone gambizzato a Fuorigrotta nel settembre dell’anno scorso. Come anticipato da Il Roma nei giorni scorsi la Procura di Napoi ha disposto la conclusione delle indagini preliminari per gli uomini che avrebbero fatto parte del commando: oltre allo stesso Youssef figurano nomi come Gennaro Marrazzo, Lucio Musella, Michele Ortone, Diego Iuliano, Gabriele Puglisi, Antony Junior Manuel Lopes (quest’ultimi destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare solo alcuni giorni fa per il tentato omicidio dello stesso Ortone) e Carlo Pulicati. Dovranno rispondere di tentato omicidio aggravato dalla finalità mafiosa.

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Il racconto di Youssef: Scodellaro punito per un debito

Il primo verbale sull’episodio è risalente al marzo scorso:«Numerose persone iniziarono a lamentarsi con me che Scodellaro non onorava i debiti, in particolare Puglisi Gabriele venne a lamentarsi da me che non riceveva le somme promesse dallo Scodellaro a fronte di cessioni di bancomat e postepay che lui riusciva ad ottenere ed intestate a terze persone. Infine per quanto attiene l’aggressione voglio evidenziare che l’aggressione è nata per un debito di 14mila euro non onorato da Scodellaro nei confronti di tale Di Rema che noi chiamavamo “Pisellino”. Quest’ultimo per il recupero si rivolse a Bitonto Luigi tramite Raffele Dello lacolo. Bitonto Luigi, appresa la circostanza si rivolse a Massimiliano Esposito, per il recupero del credito e Massimiliano Esposito disse che l’avrebbe recuperato lui. Massimiliano mi convocò per il recupero e a quel punto, premettendo che non dovevo avere più rapporti con “Pisellino”, mi disse di far capire allo Scodellaro che doveva restituire i soldi. Ricevuta questa disposizione, poiché Puglisi che nel frattempo era passato con me su Bagnoli, doveva avere da Scodellaro circa 300/400 curo e doveva andare a chiederli a quest’ultimo, dissi a Puglisi di farsi dare una parte dei 14.000 curo e che me li avrebbe dovuti riportare. Puglisi si recò da Scodellaro e Scodellaro lo picchiò, non dandogli niente. A questo punto mi recai da Massimiliano Esposito, il quale disse che a mia volta avrei dovuto mandarlo in ospedale per quello che aveva fatto al Puglisi. A questo punto, chiamai Musella ed organizzammo di andare dallo Scodellaro. lo e Musella tuttavia prendemmo la decisione di sparare allo Scodellaro. Quando prendemmo questa decisione, Massimiliano Esposito non ne fu informato». A essere tirato in ballo anche il ras di Pianura Antonio Calone:«Antonio Calone in persona – ha spiegato – ci diede appoggio dandoci due telefonini per comunicare tra di noi e con Massimiliano, nonché fece venire con noi due ragazzi, tale Antony e Davide, che potrei riconoscere in foto, per l’aggressione a Scodellaro».

Le lamentele dei Troncone

Vista la vicinanza di Scodellaro i Troncone non presero bene quel raid punitivo tanto che Youssef racconta di aver avuto una telefonata dal figlio del boss Troncone in cui quest’ultimo gli faceva capire che il raid era stato una ‘mancanza di rispetto’ per il suo gruppo:«Quando ero detenuto e avevo il telefono che successivamente ho consegnato, parlai con Giuseppe Troncone, il quale in relazione al ferimento di Scodellaro si lamentò del fatto che nel ferire quest’ultimo avevamo mancato di rispetto al suo gruppo».

 

 

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