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venerdì, Marzo 29, 2024
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“Facebook a pagamento”, l’annuncio di Zuckerberg preoccupa gli utenti

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La probabilità che Facebook divenga un’applicazione a pagamento è stata uno dei punti all’ordine del Congresso degli Stati Uniti tenutosi lo scorso 10 aprile. Mark Zuckerberg è stato messo sotto torchio per due giorni da senatori e deputati in una maratona di audizioni dispiegatasi in due lunghe sessioni, chiamato a testimoniare dopo il caso Cambridge Analytica. L’amministratore di Facebook ha risposto prima alle domande della Commissione congiunta giustizia e commercio del Senato per 5 ore martedì 10 ed è stato sentito il giorno seguente per altre 5 ore alla Camera dalla commissione energia e commercio.

Una raffica di interrogativi è piovuta sulla testa dell’imprenditore statunitense: Zuckerberg non crede che Facebook sia diventato un monopolio e ha affermato che ci sarà sempre una versione gratuita del social network da lui creato, lasciando però aperta la possibilità di un servizio a pagamento che farebbe affidamento su abbonamenti invece che sulla pubblicità, dalla quale derivano attualmente quasi tutti i ricavi dell’azienda. Un servizio premium potrebbe interessare coloro che rifiutano la visione di inserzioni promozionali nella loro sezione notizie. In merito alla questione riguardante la dipendenza dai social media di molti adolescenti americani l’informatico non ha risposto in maniera diretta: “Se si usano internet e i social media soprattutto per consumare passivamente contenuti senza coinvolgere altre persone, allora un tale comportamento non ha gli effetti positivi e potrebbe essere negativo”.

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Zuckerberg ha inoltre confermato la partenza fissata per questa settimana del servizio di notifica per gli utenti del social network i cui dati sono interessati dal caso Cambridge Analytica. “Pochi usano i controlli privacy” – ha dichiarato il ceo Facebook argomentando che gran parte degli utenti del social non utilizzano i controlli messi a disposizione dalla piattaforma per scegliere il livello di disposizione delle proprie informazioni. L’interrogato ha insistito sulla possibilità di scelta offerta ai fruitori.  Il tema è ricorso in diverse delle domande poste dai deputati, con Zuckerberg che insiste sulla possibilità di scelta che viene data agli utenti. Il fondatore del social network ha ammesso che anche i propri dati sono stati violati, comprovando la vulnerabilità del social ‘libero’ per eccellenza. Una deputata ha infatti risposto alle scuse di Zuckerberg:  “stando ai precedenti, mi sembra che l’autoregolamentazione non funzioni”. Regole e privacy sono state le principali preoccupazioni espresse dal Congresso con l’approvazione del boss dell’azienda social, il quale ha precisato la necessità di evitare le norme in grado di soffocare le imprese bloccando sviluppo e novità eventuali.

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