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lunedì, Giugno 17, 2024
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Fuga dal Sud Italia, il lavoro è sempre più povero dal 2011: oltre un milione di residenti in meno nel Mezzogiorno

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Il Pnrr sta aiutando il Sud Italia a non crollare nella recessione totale, ma la crescita nel 2023 si è dimezzata rispetto al resto del Paese. Il Sud cresce infatti solo dello 0,4% e non basta a fermare la povertà in aumento. Adriano Giannola, presidente di Svimez, descrive il Mezzogiorno un “meccanismo micidiale” nel rapporto sull’economia e società.

Il rapporto sul Sud Italia 

Il rapporto Svimez descrive la difficile situazione del Mezzogiorno;  Quasi una famiglia di lavoratori su dieci nel Sud Italia vive in indigenza assoluta e tra bassi salari, anni di precariato, lavoro in nero e part time involontario avere un impiego spesso non basta per guadagnare abbastanza per vivere. Motivo per cui si continua ad emigrare nonostante l’occupazione sia in crescita.

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Non si placa quindi la così detta “fuga dei cervelli”, a partire infatti sono spesso i giovani laureati: circa 20 mila in un solo anno, nel 2021. La “fuga” di così tanti giovani, sommata alle altri emigrazioni, crea non solo un problema in termini di “occupazione” ma anche demografico. Dal 2011 al 2023 il Sud Italia ha perso oltre un milione di residenti e il calo ha avuto intensità doppia nelle aree interne. Svimez parla del rischio dello “spopolamento e gelo demografico” con la perdita, al 2080, di 8 milioni di abitanti.

Numeri da far tremare i polsi

Numeri da far tremare i polsi“, secondo il sindaco di Napoli e delegato dell’Anci, Gaetano Manfredi, che ha sollecitato un modello di sviluppo industriale del Mezzogiorno per garantire ai giovani lavoro di qualità.

Il Rapporto Svimez ha indicato una rotta a partire dalle prime urgenze che sono salari, lavoro povero ed emigrazioni giovanili. “Per crescere servono politiche industriali, ridurre il divario di genere e aumentare i laureati. Oltre alla piena attuazione del Pnrr, soprattutto al Sud, superando i ritardi dei comuni dovuti alla debole capacità amministrativa“.

Senza il Pnrr avremmo un Paese sostanzialmente in recessione e un Sud con una recessione più forte che nel resto d’Italia nel prossimo biennio” ha spiegato il direttore di Svimez. Senza Pnrr, il Pil del Sud Italia calerebbe dello 0,6% nel 2024 e dello 0,7% nel 2025 e quello del Centro-Nord sarebbe in stagnazione. Grazie al Pnrr, invece, la crescita prevista è dello 0,7% nel 2023 come nel 2024 a livello nazionale ( +0,7 al Centro-Nord e +0,6 a Sud) e nel 2025 dell’1,2% (+1,3 al Centro Nord e +0.9% a Sud).

Giannola precisa: “A metà del guado del piano, non c’è da essere soddisfatti e manca una strategia con obiettivi precisa“.

Il ministro ha osservato, come ogni volta che il governo modifica qualcosa si apre “un grande dibattito come se si toccasse qualcosa che funziona“, ma i dati dimostrerebbero che così non è. “Il rapporto conferma la diagnosi del Governo che sin dal suo insediamento ha denunciato la grande difficoltà di spesa delle amministrazioni centrali e regionali nel Mezzogiorno e soprattutto l’inefficacia della stessa“.

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