venerdì, Luglio 18, 2025
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Furbetti del reddito di cittadinanza, controlli e sanzioni più dure: cosa si rischia

controlli reddito di cittadinanza hanno permesso di scoprire, sin dai primissimi giorni del contributo, diversi “furbetti” con altre fonti di reddito o impiegati in lavori in nero.

Dai prossimi giorni, questi controlli diventeranno ancora più stringenti grazie alla collaborazione tra l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (l’INL, tanto per intendersi) e l’INPS. Con la circolare 8 del 25 luglio 2019, l’Ispettorato chiarisce qual è l’estensione dei suoi compiti, quali sono le strategie di contrasto, quali reati commetterebbero i beneficiari del Reddito di Cittadinanza se scoperti a “barare” e le pene a esse collegati.

L’INL, infatti, ricorda che gli assegnatari del sussidio devono trovarsi nelle condizioni stabilite dal Decreto Dignità (D.Lgs. 4 del 2019) sia al momento della richiesta dell’assegno sia una volta che è stato erogato. In caso di variazioni dello stato occupazionale che comportano il decadimento dei requisiti, i beneficiari sono tenuti a comunicarlo all’INPS nel minor tempo possibile. Per questo motivo, la possibilità dell’Ispettorato del Lavoro di accedere alle banche dati INPS consentirà misure di controllo più efficaci e stringenti.

I furbetti del reddito di cittadinanza avranno un nuovo nemico, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro. L’INL, infatti, si occuperà di controllare che i beneficiari del reddito di cittadinanza rispettino tutte le regole previste per chi percepisce il sussidio, prima fra tutte quella di non condurre nessuna attività lavorativa.

A chiarire le nuove competenze dell’Ispettorato è stato l’Istituto nazionale di previdenza con la circolare n.8 del 25 luglio scorso, nella quale vengono inoltre ribaditi i “paletti” al cui rispetto sono chiamati tutti coloro che hanno ottenuto la prestazione economica introdotta con il “decretone” dal governo gialloverde.

Questi, in primis, devono essere in possesso delle stesse condizioni economiche con cui hanno avuto accesso al sussidio per tutto il periodo in cui quest’ultimo viene percepito e, nel caso di variazioni sostanziali circa il reddito familiare o la condizione lavoratori, queste devono essere tempestivamente comunicate all’Inps.

Le pene previste in caso di non rispetto delle regole per il RdC

Chi non rispetta le regole del reddito di cittadinanza compie un illecito e, per tale ragione, incorre in una serie di pene che si differenziano sulla base del reato commesso.

Fornendo ad esempio dichiarazioni o documenti falsi in fase di presentazione della domanda per ottenere il sussidio, si incorre in una pena che prevede dai 2 ai 6 anni di carcere; se invece non si comunicano variazioni del reddito o del patrimonio intervenute nel periodo in cui viene percepito l’assegno (anche se provenienti da attività irregolari come il lavoro nero) sono previsti da 1 a 3 anni di reclusione.

Ad aiutare gli ispettori del lavoro nello svolgimento di questo importante compito di controllo sul rispetto delle regole c’è la banca dati Inps:  l’istituto, infatti, predispone “una piattaforma informatica sulla quale devono confluire tutti i dati utili alla individuazione dei soggetti percettori del Rdc e all’accertamento dei reati di cui ai commi 1 e 2 dell’art. 7 del decreto”.

L’Inps ha inoltre spiegato che, nel caso in cui uno dei componenti del nucleo familiare “viene trovato, nel corso delle attività ispettive svolte dalle competenti autorità, intento a svolgere attività di lavoro dipendente o di collaborazione coordinata e continuativa in assenza delle comunicazioni obbligatorie, ovvero altre attività di lavoro autonomo o di impresa”, è prevista la decadenza del beneficio e la restituzione delle somme percepite indebitamente.