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giovedì, Aprile 25, 2024
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Gelosie e litigi in famiglia, la piccola Elena uccisa dalla mamma per vendicarsi dell’ex compagno

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La procura di Catania ha diffuso una nota in cui vengono ricostruite le prime ipotesi sul movente che ha portato Martina Patti a uccidere la figlia Elena Del Pozzo. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Elena potrebbe essere stata uccisa «per via di una forma di gelosia nei confronti dell’attuale compagna dell’ex convivente». Nello specifico non tollerava che alla donna «si affezionasse anche la propria figlia». Al momento Patti è stata fermata per omicidio premeditato e pluriaggravato. Secondo una prima perizia medico-legale, sul corpo della bambina sono state trovate «molteplici ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare». Sempre secondo la procura, la donna avrebbe portato avanti tutto l’omicidio da sola. Dopo l’omicidio il corpo della bambina è stato messo dentro a un sacco della spazzatura per poi essere coperto con della terra in un campo vicino a casa.

Secondo la procura la storia del rapimento con cui Martina Patti si è presentata davanti alle autorità non è mai stata credibile: «Le prime risultanze investigative hanno consentito di accertare la mancata corrispondenza al vero del fatto denunciato, attesa l’assenza di gruppi ‘armati’ in via Piave nelle fasce orarie indicate». Patti aveva provato a ricondurre il movente del rapimento a un caso di rapina in cui era stato coinvolto il padre di Elena, Alessandro Del Pozzo. Un caso da cui era stato assolto nel settembre del 2021 per «non aver commesso il fatto». Il comandante dei carabinieri di Catania Piercarmine Sica ha anche spiegato la situazione famigliare in cui è cresciuta Elena: «È il quadro di una famiglia non felice, in cui la gioia della figlia non ha compattato la coppia». Nessun altro però avrebbe partecipato all’omicidio. Martina Patti ha confessato tutto nelle prime ore della mattina, quando i carabinieri stavano per cominciare i rilievi nella sua abitazione.

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Elena, nonno Giovanni: «Era cresciuta con noi, nella nostra casa»

Non credevamo possibile una cosa del genere. Un rapimento era impensabile. Non si poteva immaginare quello che è successo. Mi sembra tutto così strano,

assurdo. La madre di Elena era una ragazza molto chiusa, ma non riesco a spiegarmi il motivo di quello che è accaduto. Ma adesso chi è stato deve pagare, anche chi l’ha eventualmente aiutata». Così Giovanni Del Pozzo nonno paterno della bambina accanto al luogo del ritrovamento del corpo della nipotina.

Elena, nonna Rosaria: «La madre è sempre stata un po’ strana»

«Avevamo creduto alla storia degli uomini incappucciati: non avevamo ragione di non credere. Elena era una bimba meravigliosa». Così Rosaria Testa nonna paterna della bambina, nel luogo del ritrovamento del corpo della nipotina di cinque anni. “Quando hanno litigato non voleva andare via da casa – ricorda la nonna distrutta dal dolore – un giorno la mamma le stava dando botte e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani. Quella mattina l’ho accompagnata a scuola e le ho detto ‘nessuno ti vuole bene più di mè. Lei mi ha guardata e mi ha fatto capire che aveva capito quello che avevo detto. La madre aveva un atteggiamento autoritario e aristocratico. Decideva lei quando portarci la bambina»

Omicidio Elena Del Pozzo, l’accusa della zia paterna alla mamma della bimba: «Voleva incastrare mio fratello». Il giallo del biglietto di minacce

Ci sarebbero fortissime tensioni interne alla famiglia dietro l’omicidio della piccola Elena Del Pozzo, confessato dalla madre dopo aver indicato agli inquirenti il luogo in cui ritrovare il cadavere dopo aver denunciato il rapimento della bambina. L’accusa più dura arriva dalla zia paterna della piccola, Martina Vanessa Del Pozzo, secondo cui quello di Martina Patti sarebbe stata una vendetta: «Voleva incastrare mio fratello. Un anno fa – ha aggiunto la zia – mio fratello fu accusato ingiustamente di una rapina, ma fortunatamente fu scagionato completamente». Quando poi il padre della bambina aveva ottenuto i domiciliari, in casa avrebbe trovato un biglietto con delle minacce: «Non fare lo sbirro, attento a quello che fai». La zia ha aggiunto: «Mio fratello non sa nulla di nulla. A quel biglietto la madre della bimba ha fatto riferimento dicendo che avevano rapito Elena».

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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