Catturato il latitante, ora le indagini del pool anticamorra si stringono intorno al cerchio magico che ha consentito al giovane boss di scomparire per 14 anni dai radar. Gli inquirenti stanno passando al setaccio ciò che hanno trovato nell’ultimo rifugio in via Emilio Scaglione, dove sabato pomeriggio è stato preso in compagnia della fidanzata Cira Marina. Nei due interrogatori a cui è stato sottoposto non ha proferito parola. Assistito dagli avvocati Gennaro e Luigi Pecoraro, il rampollo di Ciruzz’ o’milionario, indicato come F4, quarto figlio maschio del capoclan, ha scelto di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari in mento ad un’ordinanza datata 2011 dove è indagato per associazione a delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti. Analoga accusa a quella dell’interrogatorio sostenuto 24 ore prima, che però fa riferimento ad un provvedimento del 2015. I pm, però, sospettano che si tratti di una semplice strategia, calcolata, in vista dei processi. E allora cercano altrove le parole che Di Lauro non dice. Cercano di capire se mai il figlio di Paolo Di Lauro si sia allontanato durante la latitanza, se sia andato all’estero o meno.
Sicuramente Di Lauro è stato coperto da una rete di fiancheggiatori che nel corso di questi anni si sono occupati di portare le sue imbasciate e curarne gli spostamenti.
L’attività investigativa, intanto, prosegue: si sta cercando di stringere il cerchio intorno ai fiancheggiatori, tra i quali figura anche Salvatore Tamburrino, arrestato, anche lui, sabato scorso, poco prima di Di Lauro, per avere ucciso la moglie. Si sta cercando di appurare la disponibilità finanziaria del boss e anche di scoprire di più sui covi. L’abitazione di Chiaiano, che dista pochi chilometri dalla «sua» Secondigliano, apparterrebbe a una coppia della cosiddetta « Napoli Bene».
Le “fibrillazioni” a cui più volte ha fatto riferimento il Questore di Napoli, Antonio De Iesu, dunque, non riguarderebbero una dichiarazione diretta di Tamburrino, ma sarebbero legate ad intercettazioni e movimenti captati dagli investigatori negli attimi seguenti l’omicidio di Melito tra persone vicine a Marco di Lauro. Il femminicidio di via Papa Giovanni XXIII e il successivo arresto di Tamburrino, infatti, avrebbero scatenato un tam tam telefonico tra le utenze ‘attenzionate’ e ritenute vicine al boss latitante. Un incrocio di dati che avrebbe condotto direttamente alla palazzina di via Emilio Scaglione a Chiaiano, a poche centinaia di metri dal quartier generale del clan, e il fulmineo blitz che ha portato alla cattura a cui hanno partecipato oltre 150 uomini tra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza.


