Nelle scorse era balzata fuori la notizia del ritrovamento del pigiamino insanguinato di Giulia Loffredo, le neonata di Acerra morta a causa della rottura dell’osso del collo e sul cui corpicino erano presenti segni compatibili con morsi di un cane.
La procura di Nola non ha però confermato il ritrovamento, avvalorando la tesi che il papà Vincenzo Loffredo non abbia effettuato alcun cambio di pigiama prima di portare la piccola alla vicina Villa dei fiori. A questo punto, dando per scontato il ritrovamento del pigiamino insanguinato, ci si chiede come sia finito tra i rifiuti e perché quella che poteva essere una prova importante di un omicidio sia stata gettata via così facilmente.
L’avvocato di Vincenzo Loffredo ha spiegato di non essere a conoscenza della vicenda del pigiamino, confermando la versione rilasciata dal 24enne a poche ore dalla morte della figlia: quella di una corsa disperata in ospedale non appena resosi conto di quanto fosse accaduto (ha spiegato di essersi addormentato per circa un’ora).
Oltre al pigiama, un altro oggetto attenzionato è certamente il telefonino del papà di Giulia: la procura di Nola lo ha, infatti, sequestrato e nominato un perito per guardarci con attenzione all’interno. Si cercano particolari utili a capire se davvero Vincenzo Loffredo stesse dormendo nei momenti in cui presumibilmente il pitbull Tyson abbia azzannato mortalmente la povera Giulia. Nello smartphone, gli inquirenti cercano anche prove utili a capire se Loffredo, seppur per qualche istante, abbia lasciato sola Giulia per allontanarsi da casa. Nei giorni scorsi sono state, infatti, passate al setaccio le immagini catturate dalle telecamere di videosorveglianza poste nelle immediate vicinanze della palazzina Ice Snei dove abita Loffredo, sembrerebbe che non sia però venuto fuori nulla di utile allo svolgimento delle indagini. Intanto il 24enne resta indagato per omicidio colposo, omessa vigilanza e custodia del cane.