Ogni tanto le note emanate dal Dicastero per la dottrina della fede fanno scalpore. Questa è certamente una di quelle. Il Vaticano tramite questa nuova disposizione smentisce quello che per secoli è stato un tabù delle coppie cristiano-cattoliche: il sesso.
Una nuova visione del sesso dal Vaticano
Difficilmente ci saremmo aspettati in passato una simile apertura dei più alti esponenti della fede cattolica, soprattutto su uno degli argomenti più delicati come il sesso all’interno delle coppie. Rifacendosi ad un iscritto di Papa Francesco in cui si affermava che: “Dio stesso ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso”, è arrivata una nuova nota. Direttamente firmata dal prefetto del Dicastero, e approvata totalmente dal neo-papa Leone XIV, questa nuova e inattesa disposizione chiarisce diversi aspetti della sessualità di coppia, difendendo la monogamia e approvando i rapporti sessuali tra i coniugi.
La nota che fa scalpore
Nella nota si può chiaramente leggere che: “La monogamia non è solo l’opposto della poligamia, è molto di più. Il suo approfondimento permette di concepire il matrimonio in tutta la sua ricchezza e fecondità. La questione è intimamente legata al fine unitivo della sessualità, che non si riduce a garantire la procreazione, ma aiuta l’arricchimento e il rafforzamento dell’unione unica ed esclusiva e del sentimento di appartenenza reciproca”. L’unione tra marito e moglie aumenterebbe quindi il benessere della coppia, materiale e spirituale senza creare alcun danno o effetto collaterale.
“L’altro come fine e mai come mezzo”
La Santa sede, riprendendo la morale Kantiana, poi ricorda di “trattare il proprio partner come se fosse un fine e non un mezzo. Il matrimonio è una sorta di “amicizia”, carica di conoscenza reciproca, di apprezzamento dell’altro, di complicità, di intimità, di comprensione e pazienza, di ricerca del bene dell’altro, di gesti sensibili, nella misura in cui supera la sessualità, allo stesso tempo la abbraccia e le dà il suo significato più bello, più profondo, più unitivo e più fecondo”. L’altro non deve essere quindi un modo o uno strumento da usare per soddisfare egoisticamente i propri bisogni fisiologici, ma nell’atto con l’altro deve esserci quella ricerca del bene reciproco e della scoperta dei lati più profondi e nascosti.

