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HomeAttualità e Società"Impagnatiello aveva premeditato l'omicidio mesi prima". Appello della Procura per la premeditazione

“Impagnatiello aveva premeditato l’omicidio mesi prima”. Appello della Procura per la premeditazione

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La Procura Generale di Milano ha inviato un ricorso alla Cassazione, affinché venga riconosciuto l’aggravante di premeditazione ad Alessandro Impagnatiello nel caso Tramontano. Secondo questa versione della Procura, l’omicidio della 29 enne Giulia sarebbe stato organizzato già diversi mesi prima.

La decisione della Corte d’Assise d’Appello

Negli scorsi mesi Impagnatiello era stato condannato a scontare l’ergastolo ma con il riconoscimento di sole due aggravanti al reato di omicidio: la crudeltà, a causa delle undici coltellate inferte in modo violento, e quella del vincolo di convivenza. La terza, quella in realtà per tutti la più scontata, la premeditazione, non è stata considerata. Secondo la Corte infatti, i tentativi fatti da Impagnatiello di avvelenare con topicidi Giulia, non avrebbero avuto come fine quello di ucciderla. L’intento iniziale era quello di farla abortire affinché Thiago non vedesse mai la luce. Dopo una serie di ricerche online emerse nella sua cronologie, e gli svariati tentativi di avvelenamento, solo nel maggio del 2023 l’uomo si sarebbe deciso a compiere il reato. In appello quindi queste sono state considerate “prove che non consentano di retrodatare il proposito“.

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Il ricorso della Procura Generale di Milano

La decisione ha fatto discutere parecchio. I familiari di Giulia si sono detti “non troppo contenti della sentenza”, ma anche migliaia di persone sui social avevano condiviso il proprio malumore per la scelta sull’aggravante. La procuratrice Francesca Nanni  dopo diversi mesi ha inviato un ricorso alla Cassazione. La Procura ha infatti chiesto l’aggiunta dell’aggravante di premeditazione perché secondo loro tutto sarebbe nato molto prima di quel fatidico 27 maggio. Tutto era già stato pianificato nei minimi dettagli. Una delle prove evidenti secondo la procura è che Impagnatiello stesse maturando in sé la decisione mentre consolidava i rapporti con un’altra donna in una relazione extraconiugale. In più, la nuova aggravante spiegherebbe anche la decisione di bruciare il corpo della vittima e poi riporlo nell’intercapedine di un box. Questa azione non è per niente istintiva richiedendo parecchio tempo e attenzione.

Cosa accadrà?

La palla ora passa alla Cassazione che potrebbe confermare la sentenza della Corte d’Assise oppure aggiungere alla lunghissima pena di Impagnatiello anche questa aggravante. Ricordiamo che l’ergastolo in Italia non è una pena “perpetua” ma può essere in qualche modo “snellita” con una libertà condizionale dopo 26 anni o addirittura prima con buona condotta.

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