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giovedì, Aprile 25, 2024
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Indulto e amnistia, via libera alla riforma carceri in Italia

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Pochi giorni fa sono stati varati i tre decreti attuativi della riforma dell’ordinamento penitenziario. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, al termine del Consiglio dei ministri, aveva sottolineato: “Lavoriamo con strumenti diversi con l’obiettivo innanzitutto che il sistema carcerario contribuisca a ridurre il tasso recidiva da parte di chi è accusato o condannato per reati. Se vogliamo rintracciare un filone che unisce i diversi provvedimenti è proprio questo. Perché il rischio è che questo sistema, se non ha correzioni credo utili, e in parte adottate oggi, non sia sufficientemente efficace nel ridurre la recidiva, quindi che comportamenti criminali continuino a generare comportamenti criminali anziché favorire il reinserimento nella società”.

Maggiori opportunità di lavoro retribuito per i detenuti; percorsi di recupero educativo e di reinserimento sociale soprattutto per i minori; nuovo modello di giustizia riparativa, con al centro la vittima del reato. Sono i tre decreti legislativi attuativi della delega sulle carceri che ha approvato il Consiglio dei ministri. Manca, però, quello più importante: il decreto che doveva dare attuazione al nuovo ordinamento penitenziario.Doveva essere approvato dal Consiglio dei ministri di ieri, ma il premier Paolo Gentiloni e il Pd non se la sono sentita, Il decreto, infatti, avrebbe dovuto ridisegnare l’espiazione della pena, ampliando la possibilità di accedere a misure alternative al carcere. In poche parole, allargava ulteriormente le maglie già larghissime della detenzione. Una mossa che sarebbe arrivata a pochi giorni dal voto del 4 marzo e in pieno allarme sicurezza in tutto il Paese.

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«Del decreto in Consiglio dei ministri non si è discusso, è in corso una riflessione per sottoporre alle Camere, in terza lettura, un testo condiviso», fanno sa-pere dal ministero della Giustizia.Ma la vera ragione è un’altra: tutta politica. Ad offrirla è Matteo Salvini. Il segretario della Lega, in-fatti, prima ancora che si diffonda la notizia del rinvio, bolla il decreto come «una follia» che «lascia liberi migliaia di spacciatori». Tanto basta per far capire alla sinistra che non è aria. E poi, con il mini-stro dell’Interno Marco Minniti impegnato a cercare di recuperare qualche voto sul fronte legalitario,sarebbe un vero e proprio haraki-ri.

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