Insigne in tribuna con il Genk, così è esploso il caso. Un caso che però non esiste, secondo Carlo Alvino. Il giornalista di Radio Kiss Kiss Napoli, inviato in Belgio per il match di ieri, s’è così espresso sulla vicenda: “Ho vissuto in prima persona l’esclusione di Insigne. Trovo veramente sorprendente il fatto che una decisione di chi comanda, ovvero l’allenatore, possa diventare argomento di critica. Si crea un caso. Ma da che mondo è mondo, chi comanda è l’allenatore. E’ l’allenatore che decide, che fa e disfa a secondo delle sue condizioni. Perché lui è tutti i giorni a contatto con la squadra. Chi meglio di lui può decidere se un giocatore sta bene o no? Chi meglio dell’allenatore può prendere una decisione così? Trovo disdicevole questa attitudine a creare casi. Ad altre latitudini queste esclusioni non fanno rumore, qui invece si creano i casi. Insigne ed Ancelotti oggi erano amabilmente a discutere insieme a Castel Volturno. Si sono fatti due battute, due risate. Ci ha ricamato chi ha costruito il caso Insigne. Per me non c’è nessun caso. Perché deve valere l’idea di chi non ha vissuto i fatti? Siamo in un momento storico in cui le fake news vengono prese per buone e chi fa il nostro mestiere deve sgomitare per reclamare una corretta informazione”.

Nel suo editoriale, il giornalista Antonio Corbo scrive: “Insigne è ormai un caso che scoppia ora, ma fu aperto il Primo Maggio. Quando nel salone panoramico di casa Ancelotti l’astutissimo agente Mino Raiola ammise che al momento non c’erano offerte di grandi squadra e grosse cifre per Insigne, che a lui si era consegnato evidentemente per progredire in carriera. Aveva già un ricco contratto e con lunga scadenza: perché preferire un procuratore che ovunque vada ha l’effetto di una tromba d’aria? Fu concordata una graziosa sintesi: Insigne è e resta il capitano. Raiola intanto continuava ad offrirlo, trovando pure il tempo di vendere al Napoli Lozano e Manolas. Quanti soldi, bravo.

Ancelotti aveva in mente un altro Napoli. Non è venuto James Rodriguez, non se n’è andato Insigne. Il Napoli ha tentato di spostarlo al centro. Con il ripristino del 4-4-2, Insigne si è dovuto adattare come quarto mediano a sinistra, ruolo che richiede una copertura in verticale di 60 metri almeno. Il suo ruolo è terzo attaccante nel 4-3-3, inutile domandarlo a Zeman. Magari nel 4-2-3-1, modulo rimosso presto per evidenti squilibri difensivi. La diplomazia nel calcio non crea soluzioni ma equivoci: sono in crisi un talento, un capitano e la sua squadra che a luglio spargeva promesse come incenso”.

Il giornalista Rai Enrico Varriale ha scritto un post sui social: “Credo che tra Ancelotti e Insigne sia una questione di feeling. Ho visto Rooney e Eto’o convinti da Ferguson e Mourinho a fare i terzini di fascia. Lo stesso Lorenzo con Sarri garantiva copertura. Sta soprattutto al capitano del Napoli dare sul campo le risposte giuste”.