Si terrà domani mattina attorno alle 10.30 al carcere Giuseppe Salvia di Poggioreale l’udienza di convalida del fermo di Roberto Marchese, il 21enne accusato lunedì sera a Melito dell’omicidio di Ciro Luongo, il 58enne ispettore capo di polizia in servizio al commissariato Giugliano-Villaricca colpito da due coltellate, una al collo e l’altra al petto.
Omicidio dell’ispettore a Melito e il caso del pappagallo
Marchese, difeso dall’avvocatessa Alessandra Paolone, sarà interrogato dai pm e darà la sua versione dei fatti sulla drammatica serata del 18 agosto nell’appartamento all’interno del parco Erica San Mario di via delle Margherite dove la vittima viveva con il presunto assassino, la madre di lui e compagna di Luongo e il figlio 12enne della coppia. L’origine della lite, poi trasformatasi in dramma, stando a quanto emerso sin qui, sarebbe stata la fuga momentanea di un pappagallino che la famiglia accudiva (e che poi un vicino ha riportato a casa).
Le liti in famiglia a Melito
Al culmine della veemente discussione – non la prima a quanto pare – Marchese avrebbe preso un coltello da cucina e colpito due volte Luongo il quale ha tentato invano di difendersi. Le coltellate al collo e al petto hanno procurato una perdita copiosa di sangue e ogni tentativo soccorso per il vicequestore è stato vano.
Subito dopo la fuga, con il 21enne rintracciato a casa del papà dalle forze dell’ordine e arrestato per poi essere trasferito al carcere di Poggioreale dove attualmente è rinchiuso con l’accusa di omicidio. Sul pianerottolo al primo piano del fabbricato E del parco e sulle scale la scena agghiacciante del sangue di Ciro Luongo copiosamente perso dopo il ferimento mortale.
Ad avviare le indagini l Pubblico ministero della Procura di Napoli Nord Cesare Sirignano, ora condotte dalla Squadra Mobile di Napoli (diretta da Giovanni Leuci) dopo un iniziale intervento sul luogo del delitto dai carabinieri della Compagnia di Marano guidata dal maggiore Alberto Leso.
Il ragazzo, secondo l’avvocato Paolone, sarebbe «consapevole della gravità dell’accaduto, riconoscendo le proprie responsabilità e disposto a collaborare».
Il dolore dei vicini
Ancora oggi, a due giorni dalla tragedia, il silenzio all’interno del parco Erica San Mario è pesante. «Abbiamo sentito delle grida atroci da parte del ragazzino e anche della donna, ma non immaginavamo però minimamente quello che è successo. Siamo sconvolti per l’accaduto, non riusciamo a riprenderci» confidano i residenti e vicini di casa di Ciro Luongo. Il 12enne figlio della coppia avrebbe reso un drammatico interrogatorio quando è stato ascoltato dagli inquirenti nel corso delle indagini.