Giovannino è un bambino affetto da una malattia rara che da quattro mesi è stato abbandonato dai suoi genitori all’ospedale Santa’Anna di Torino. La malattia è l’ittiosi Arlecchino, una incurabile patologia della pelle che risulta spesso letale per il rischio d’infezioni che provoca. Molte coppie fortunatamente si sono offerte per l’adozione di Giovannino. Ne parliamo con Annalisa Scopinaro, presidente, UNIAMO Federazione Italiana Malattie Rare ed una mamma affidataria di un bambino affetto dalla sindrome alcolica fetale.
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Che cos’è l’Ittiosi Arlecchino, malattia che ricopre la pelle
Squame grandi, spesse e simili a placche su tutto il corpo presenti al momento della nascita, che poi evolvono in una grave e cronica desquamazione della pelle.
Questa la caratteristica dell’ittiosi Arlecchino, la rarissima malattia genetica da cui è affetto Giovannino, il bimbo di 4 mesi abbandonato dai genitori all’ospedale Sant’Anna di Torino.
Variante più grave dell’ittiosi congenita autosomica recessiva, l’ittiosi Arlecchino, colpisce meno di un nuovo nato su un milione.
I neonati che ne sono affetti, come spiega il portale delle Malattie Rare Orphanet, sono avvolti da una membrana simile a uno strato cutaneo aggiuntivo, associata a placche a corazza, distribuite su tutto il corpo, che limitano gravemente il movimento. I lineamenti del viso sono alterati da una grave estroflessione della palpebra inferiore e del labbro e i neonati spesso presentano dita dei piedi unite. La malattia si associa a un’elevata mortalità immediatamente dopo la nascita, perché comporta una grave disregolazione della temperatura, problemi alimentari, infezioni e disturbi respiratori. Quando sopravvivono, i bambini che ne sono colpiti hanno un’attesa di vita normale, anche se possono sviluppare una grave malattia della pelle (la membrana di collodio si stacca dopo poche settimane e si trasforma in una eritrodermia con desquamazione), problemi agli occhi e ritardo nello sviluppo motorio e sociale. Vista la sua complessità, la presa in carico richiede un approccio multidisciplinare, composta da oftalmologi, chirurghi, dietologi e psicologi.
La malattia è trasmessa come carattere autosomico recessivo. Quindi ai genitori dei bambini con tale malattia dovrà essere offerta la consulenza genetica per informarli del rischio di ricorrenza del 25%.(ANSA).